Una notizia per alcuni giunta come un fulmine a ciel sereno, per altri ‘attesa’ e, in generale, amara. Perché quando una persona dichiara pubblicamente il proprio fallimento – seppure in parte ‘indotto’ – non è mai una cosa bella, e va comunque rispettata.
Nicola Zingaretti ha infatti comunicato poco fa, attraverso il suo profilo social, della sua dimissione da segretario del Pd. Un lancio inizialmente scarno, che ha ‘gelato’ moltissimi militanti dem. Lo stesso Enrico Letta, mentre si trovava in video-collegamento: “Sono rimasto colpito, un attimo perplesso da quanto sta accadendo“, ha confessato non senza imbarazzo davanti ai suoi interlocutori.
Ma entriamo nel merito, attraverso quanto scritto dal governatore del Lazio, così come riportato anche dall’agenzia di stampa Ansa.
Zingaretti: “Dovremmo discutere di come sostenere il governo Draghi, una sfida positiva da cogliere…”
Un lungo messaggio, soprattutto di denuncia, quello di Zingaretti, come quando ‘sbotta’: “Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni” eppure, aggiunge, “Dovremmo discutere di come sostenere il governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere”.
Zingaretti: “Il Pd non può rimanere impantanato in una guerriglia, tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità”
Quindi il segretario dimissionario tiene a ricordare che “Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni. Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana – osserva Zingaretti – Questo, sì, ucciderebbe il Pd. Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità“.
Quindi, concludendo, l‘amaro commiato: “Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie“.
Max