“Noi chiediamo innanzitutto di potere tornare a lavorare, alla luce dei protocolli di sicurezza che abbiamo condiviso con le organizzazioni sindacali e girato ai ministeri competenti, e che tutelano appieno i nostri dipendenti, clienti e fornitori. Per le nostre attività il grado di rischio è paragonabile a quello di attività che hanno già riaperto o che stanno per riaprire, quindi non è giusto che solo il settore del gioco resti fermo”. E’ la richiesta al governo che arriva da Marco Zega, direttore amministrativo e finanziario di Codere Italia, network di sale bingo e gaming hall in tutta Italia, intervistato da Adnkronos/Labitalia.
Secondo Zega “dal punto di vista economico, siamo arrivati a quasi 300 giorni di mancata raccolta attraverso le nostre attività e questo si sta facendo sentire, la situazione è drammatica”.
E a soffrire sono anche i lavoratori. “I nostri dipendenti, oltre 500, sono in cassa integrazione, e gliela stiamo anticipando noi”, aggiunge Zega.
Per Codere Italia, il gioco on line non può rappresentare un’alternativa valida, in termini di entrate. “Noi siamo -spiega Zega- un operatore prevalentemente fisico. Siamo partiti recentemente attraverso la nostra concessione on line ma è ancora in fase di startup. Una fase che necessita più quindi di sostegno economico e finanziario piuttosto che potere garantire entrate. Ci stiamo insomma leccando le ferite sull’attività terrestre senza potere avere un’altra attività in piedi come altri operatori di gioco”, aggiunge.
E “dal punto di vista dei sostegni e dei ristori, ne abbiamo avuti ben pochi anche per il problema dei limiti del regime de minimis agli aiuti di Stato che speriamo sia in via di risoluzione”.
“E poi c’è il tema dei costi fissi -spiega- su cui noi chiediamo l’intervento del governo. Noi, ad esempio, con le nostre sale bingo, abbiamo il costo fisso degli affitti e altri costi ad esso collegati, e che pesano tantissimo sulle nostre attività. Solo nella prima fase di stop si era trovata una soluzione con il credito d’imposta per gli affitti, ma poi la misura non è stata più confermata e invece sarebbe molto utile”, spiega ancora.
Zega chiede a gran voce un sostegno finanziario che “passa dal rinvio dei versamenti Preu relativi al quinto bimestre 2020”, conclude.