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Woodstock, addio cinquantennale: troppi problemi

Una tre giorni di musica rock e di ‘pace’, divenuta leggendaria. Ogni anno, nelle aree limitrofe a Bethel, l’immensa spianata verde di Woodstock era solita ospitare ‘La Fiera della Musica e delle Arti’. Ma nell’agosto del 1969, accadde qualcosa di inedito e di storico. Qui Michael Lang, un abile promoter di spettacoli, visto il clima di grande serenità che regnava nel luogo, era riuscito a convincere un team di imprenditori (John P. Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld), ad investire sul posto per realizzare un avveniristico studio di registrazione. Vista però l’aria che tirava (i moti studenteschi, la protesta), ed il grande ascendente che la musica rock riusciva ad esercitare, ispirati dal fatto che da tempo Woodstock ospitava un festival artistico-musicale, decisero di investire in grande iniziando a contattare gli artisti rock allora più in voga.
Si trattava inizialmente di una vera e propria iniziativa commerciale, nacque così ‘Woodstock Ventures’. Tale fu il successo che in prevendita vennero subito acquistati oltre 180mila biglietti. Ovviamente, per quanti ‘costretti’ ad ascoltare e vedere il tutto da una distanza ragguardevole, non c’era nessun biglietto da pagare, e questo alimentò la ‘corsa al posto’. Il tam-tam (rock, camping, cannabis, e tante ragazze da sballo), fu l’elemeno decisivo e, tra il 15 ed il 18 agosto, in questo lembo verde dello stato di New York accorsero qualcosa come un milione di giovani. Woodstock divenne così la ‘celebrazione’ della cultura hippie e, artisticamente, una sorta di mega jam-session, capace di radunare il meglio dei musicisti della piazza. Infatti anche nel campo musicale, man mano che andava amplificandosi l’entità dell’evento, in molti aderirono dichiarandosi disponibili a suonare, anche gratis.

Tornando ad oggi, vista la coincidenza con il cinquantennale, già da tempo Michael Lang aveva annunciato l’intenzione di omaggiare la storica ‘tre giorni‘, nello stesso posto di allora. Ma i tempi sono cambiati, così come gli artisti.
Tuttavia, senza perdersi d’animo, l’organizzatore ha iniziato a metter su un cast all’altezza, assicurandosi ‘intanto’ le presenze di Robert Plant, The Raconteurs, Imagine Dragons, Halsey, Cage the Elephant, The Killers, Miley Cyrus, e di Jay Z. I problemi – malgrado l’annuncio diffuso a marzo dell’evento – sono sorti quando dalla teoria, il progetto è stato reso pratico: permessi, leggi locali e burocrazia hanno infatti costretto Lang a tornar più volte su suoi passi.
Da Watkins Glen (luogo a circa 3 ore mezza d’auto da Bethe), la location è stata quindi ‘trasferita’ a Vernon, ma anche qui le autorità locali non hanno concesso i permessi. Quando poi sembrava aver finalmente fissato la location definitiva per la ricorrenza in quel di Columbia – nel Maryland – l’ennesima doccia fredda: troppi permessi e restrizioni. Morale, Woodstock non si rifarà.
Detto tra noi però è anche forse meglio così. Siamo infatti convinti che in parte quella straordinaria ‘tre giorni’ conserva immutato il suo ascendente in ogni generazione, proprio in virtù della sua eccezionalità. Woodstock è stata ed è giusto che rimanga, qualcosa di unico ed irripetibile…
Max

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Max Tamanti