Oggi sono mille giorni che Julian Assange si trova rinchiuso nel carcere londinese di Belmarsh, dove è detenuto in attesa di una decisione sulla sua estradizione negli Stati Uniti. Lo denuncia la campagna per la liberazione del fondatore di Wikileaks, che manifesterà oggi davanti al penitenziario.
Fino a quanto rimarrà in prigione, Assange sarà un “prigioniero politico” e la sua “detenzione infinita” finirà per ucciderlo, dice oggi la compagna Stella Moris, sottolineando che il padre dei suoi figli si trova a Belmarsh da più tempo di molti condannati per crimini violenti. Morris ha ricordato il regime di isolamento cui è stato costretto Assange durante i due lockdown per il covid e l’ictus provocato dallo stress dell’ultima udienza in tribunale lo scorso ottobre.
“Il governo americano vuole mettere a processo un editore australiano in una corte di sicurezza degli Stati Uniti, dove rischia una condanna a 175 anni di carcere, in condizioni di tortura e isolamento, semplicemente perché ha svolto il suo lavoro, perché ha ricevuto vere informazioni sulle vittime e i crimini delle operazioni americane a Guantanamo, in Afghanistan e Iraq da Chelsea Manning e le ha pubblicate”, ha denunciato Morris. Assange, 50 anni, è accusato negli Stati Uniti di aver cospirato assieme all’ex analista dell’intelligence militare Manning per divulgare migliaia di documenti riservati sulle operazioni militari americane nel 2010.