Lina Wertmuller dai capelli corti, anzi cortissimi alla garconne, occhiali bianchi squadrati, dietro uno sguardo limpido e irridente. Gli unici tratti glamour, l’unico vezzo, un segno distintivo e personalissimo firmato Ottica Vasari alla metà degli anni ’80. Mai un eccesso vestamentario per la grande regista scomparsa oggi a Roma all’età di 93 anni, piuttosto sobria nei suoi abiti, pull a collo alto tinta unita e lunghe collane di pietre dure.
E aveva confessato per i suoi 90 anni ad un quotidiano italiano: “Un colpo di fulmine l’amore per gli occhiali bianchi. Solari, balneari, regalano subito un clima di festa. Fanno parte del mio arredamento personale. Ne ordinai 5mila paia in una fabbrica. Era l’ordine minimo, ma li pagai a rate”. E ‘Dietro gli occhiali bianchi’ è anche il documentario che Valerio Ruiz, suo aiuto regista e stretto collaboratore, ha presentato per il 90esimo compleanno della prima donna candidata ad un Oscar nel 1977 per la regia di ‘Pasqualino Settebellezze’.
E lo stesso Ruiz per gli occhiali indossati da Lina Wertmuller parla di ‘immagine-maschera’ dietro la quale si scoprono, a volte, aspetti celati della sua personalità. Occhiali come metafora di vita per nascondersi, occultare, ma anche “per guardare un mondo che forse non era che nel suo cuore”, come aveva ricordato Anna Fendi.