Mentre l’Italia prepara la class action da parte delle unioni dei consumatori, il viceministro ai Trasporti, Riccardo Nencini ha annunciato che nel nostro Paese i diesel ’falsati’ della Volkswagen potrebbero essere circa un milione. “Una previsione di massima – ha detto il viceministro – indica circa un milione di veicoli coinvolti. Sono in corso controlli per verificare il danno provocato anche in Italia. L’indagine potrebbe chiudersi entro pochi mesi, entro la fine dell’anno. Auspico – ha aggiunto – che Volkswagen risolva rapidamente questa situazione. Vedo che si sta muovendo con grande celerità: ha cambiato i vertici in poche ore dalla notizia dello scandalo. E’ stato un anno in chiaroscuro per la Germania: ad aprile la Deutsche Bank ha pattuito una sanzione di due miliardi e mezzo di euro per aver truccato i dati del Libor. Ora il caso Volkswagen. Mi viene in mente una battuta di Pietro Nenni: ’Attenzione c’è sempre uno più puro che ti epura’”. C’è da dire anzi, da ’denunciare’, che l’Unione Europea da almeno 2 anni era conoscenza dei rischi di manipolazione dei test sulle emissioni, come riposta il Financial Times. Intanto entro poche settimane partirà il maxi richiamo del gruppo Volkswagen sugli 11 milioni di vetture con motori diesel dotate di centraline modificate per limitare le emissioni durante i test di omologazione. Lo ha annunciato un portavoce della società, anticipando che “i commercianti potranno essere più precisi a partire dalla prossima settimana” e sottolineando che l’intervento sarà ovviamente gratuito. I proprietari dei veicoli coinvolti dal maxi-richiamo – che sarà effettuato in collaborazione con le autorità nazionali – saranno informati per iscritto. Il portavoce non ha comunque voluto definire i possibili costi di tale operazione. E mentre ai vertici del colosso tedesco, come da previsioni, subentra Matthias Müller – Ad di Porsche – è stato reso noto che, nella sola Germania, sarebbero almeno 2,8 milioni le auto in circolazione con sistemi di controllo delle emissioni ’truccati’. Dunque, è plausibile che sulle strade dell’intera Europa il numero delle autovetture ’incriminate’ siano diversi milioni. Numeri che finiscono inevitabilmente per coinvolgere anche il nostro Paese. Come era prevedibile – e giusto – che fosse, i consumatori italiani stanno valiando azioni di risarcimento contro la Volkswagen. L’intenzione è quella di una class action attraverso cui, dopo aver coinvolto Governo e Ue, affrontare il colosso tedesco in due atti: prima chiarimenti e, a seguire, la richiesta di risarcimento. Intanto Altroconsumo con una lettera indirizzata sia alla sede italiana, che a quella ’madre’, ha ufficialmente diffidato l’azienda di Wolfsburg. La richiesta molto semplice e diretta: entro 15 giorni si chiede a Volkswagen di cessare le manipolazioni e l’inserimento sul mercato di veicoli non in regola e, cosa assai più ’tosta’, di risarcire i consumatori danneggiati, assicurando loro per il futuro una totale trasparenza. Qualora l’azienda tedesca dovesse ’snobbare’ tali – legittime – richieste, verrà costituita una class action: “Sempre più spesso sono tenute in considerazione le caratteristiche inquinanti delle automobili al momento dellacquisto – spiegano da Altroconsumo – e i dati alterati hanno orientato, condizionandole, le scelte di consumo. Non solo ingannando gli acquirenti, ma anche tramutandoli in nuovi untori che hanno inconsapevolmente provocato danni ambientali. Di questo ci riserviamo di chiedere conto alla Volkswagen anche in sede penale”. Una diffida quest’ultima che segue le proteste ufficiali di Federconsumatori e Adusbef, che sottolineano l’urgenza di mettere all’ordine del giorno l’entrata in vigore della nuova class action già approvata dalla Camera, perché “strumento indispensabile per tutelare in maniera efficace ed incisiva i cittadini coinvolti e per far ottenere loro i dovuti rimborsi”. Del resto cosa si chiede è molto semplice: quante autovetture con le emissioni ’truccate’ sono state distribuite in Italia e dove. “Ribadiamo ancora una volta che i controlli devono essere condotti a campione dalle Authority nazionali, ognuna per la propria competenza – ha affermato il presidente di Adiconsum, Pietro Giordano – e rimaniamo fermi nella nostra richiesta di un incontro con Volkswagen Italia”. E mentre la rabbia serpeggia in tutta la Ue, ed oltre, la Commissione europea ha reso noto che dal 1 gennaio 2016 avranno controlli e test sulle emissioni su strada. Una scelta che ha subito trovato il supporto di Adiconsum, intenzionata ad incontrare Volkswagen.
T.