Deposito scorie radioattive a Viterbo. Potrebbe registrarsi un importante rallentamento il percorso volto a selezionare l’area per il deposito nazionale delle scorie nucleari.
Nel mirino della Finanza sarebbero infatti finiti i manager di Sogin, la società dello Stato che si occupa dello smantellamento delle centrali atomiche: nel corso di una perquisizione sono stati sequestrati documenti e computer. Ancora non si conoscono le contestazioni ai funzionari indagati.
Ma la vicenda della Sogin, nata nel 1999, e annosa e complessa: ad oggi ha concluso meno di un terzo dei lavori per la messa in sicurezza rifiuti nucleari nazionali e la spesa (3,7 miliardi) è stata aumentata fino ai 7,9 miliardi. La previsione della loro conclusione, indicata per il 2019, è stata spostata al 2036. Lo choc deriverebbe anche dall’potesi che buona parte di tali risorse sarebbero servite a coprire stipendi e benefit di dirigenti e personale. Quanto al deposito delle scorie, l’iter sulla scelta del sito, partito nel 2000, sarebbe frenato dalla mancata messa in sicurezza dei rifiuti già stoccati e pronti per essere trasferiti.
A fronte dell’impasse, mentre l’ad, Emanuele Fontani ha sostituito tre alti dirigenti, si parla di ipotesi commissariamento. La procedura per l’amministrazione straordinaria che ha il compito di chiudere la stagione del vecchio nucleare italiano la cui dead line resta quella dell’86 dopo l’incidente di Chernobyl) potrebbe chiudersi proprio con la scelta del ministero dell’economia di Daniele Franco, relativa al nuovo commissario, divedendo esecutiva a breve. La provincia viterbese attende: il futuro, nebuloso e plumbeo, è già adesso.