Come scrive attraverso una nota il prof. Romano Pesavento, presidente del CNDDU,
“La valorizzazione e il rispetto della persona in senso lato e la consapevolezza della propria dignità individuale dovrebbero costituire il baricentro di una formazione pienamente trasversale e specifica, atta a eradicare pregiudizi e circoli viziosi persistenti, osmotici e in definitiva tossici.
La lotta che le donne hanno intrapreso, soprattutto durante gli ultimi due secoli, per vedere riconosciute le proprie legittime prerogative, è stata costellata da difficoltà e ostacoli, che, con grande determinazione sono stati abbattuti. Il diritto di voto; il diritto di esercitare professioni precluse, il riconoscimento della parità nella Costituzione, l’eliminazione del delitto d’onore rappresentano traguardi straordinari e conquiste inestimabili per tutto il progresso civile”.
Violenza contro le Donne, il CNDDU: “Molta strada ancora manca per raggiungere la parità piena che oggi, purtroppo, non appartiene ancora alle donne”
“Eppure – prosegue il docente interno al Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani – si percepisce che molta strada ancora manca all’obiettivo finale; se ancora in alcuni casi durante i processi per stupro le vittime vengono delegittimate denigrate e sconfessate semplicemente per le loro abitudini o stile di vita; se ancora a parità di titoli, le donne guadagnano di meno rispetto ai colleghi uomini; se ancora le donne hanno difficoltà a sfondare il “soffitto di cristallo”; se ancora molte giovani promettenti devono scegliere tra realizzazione professionale e maternità; se ancora l’autodeterminazione e la “pretesa” di non conformarsi ai diktat sociali da parte di alcune attiviste o semplici cittadini comuni creano scompiglio o suscitano indignazione. C’è davvero tanto cammino davanti per raggiungere la parità piena che oggi, purtroppo, non appartiene ancora alle donne”.
Violenza contro le Donne, il CNDDU: “Giulia è stata uccisa dalla cultura maschilista, che non consente ancora alle donne di opporre un rifiuto o autodeterminarsi”
Quindi, a tal proposito, il CNDDU “vuole menzionare la giovanissima Giulia Cecchettin, vittima di violenza da parte del fidanzato e presunto suo assassino. Diciamo “presunto” perché spetta alle autorità competenti accertare tute le dinamiche necessarie. Di sicuro Giulia è stata uccisa dalla cultura maschilista, dal patriarcato, da una mentalità retriva che non consente ancora alle donne di opporre un rifiuto o autodeterminarsi. Giulia è morta perché l’educazione al rispetto dell’ “altra”, specialmente in Italia, manca, perché la società è tuttora impregnata di sottocultura retrograda, che subordina le donne e le svilisce; ma soprattutto le colpevolizza. Sempre.
Giulia è morta perché in Italia vengono minimizzati molto spesso i reati sessuali e i femminicidi; perciò gli stalker spesso continuano a tormentare le loro vittime senza pietà. La stampa, e non solo, a volte minimizza le colpe dei “bravi ragazzi”, i quali “avrebbero amato troppo” le persone che hanno deciso di eliminare”.
Violenza contro le Donne, il CNDDU: “Studenti, celebrate la Giornata del 25 novembre, con un logo dedicato a Giulia con l’hashtag #UnFioreBiancoPerGiulia”
In tutto ciò, conclude il comunicato firmato dal presidente Pesavento, “Il CNDDU, visto il piano ministeriale promosso dal ministro prof. Giuseppe Valditara, chiede che vengano incrementate le ore relative all’Educazione sociale e della legalità da sviluppare all’interno di ogni scuola italiana dai docenti della classe di concorso A046 discipline giuridiche ed economiche funzionali alla realizzazione di percorsi duraturi e non episodici; il corretto sviluppo cognitivo e affettivo delle giovani generazioni dipende anche dal tempo dedicato alla formazione e alla valorizzazione di discipline che sono irrinunciabili per cambiare in meglio le relazioni tra gli esseri umani.
Il CNDDU invita gli studenti e i docenti a creare, per celebrare la Giornata del 25 novembre, un logo dedicato a Giulia con l’hashtag #UnFioreBiancoPerGiulia. Gli elaborati una volta pubblicati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)”.
Max