Vino italiano in recupero del 3,5% nel 2021 (-4,1% nel 2020), grazie alla spinta dell’export nei principali mercati internazionali (consumi al +3,8% annuo nel 21-22). Migliore potenziale di crescita in Cina (+6,3% annuo), Canada e Giappone (+5,9% annuo). E’ quanto emerge dal primo report congiunto sul settore vino & spirits italiano dell’Area Studi Mediobanca, l’Ufficio Studi di Sace e Ipsos, dedicato all’analisi dei mercati domestici e internazionali e allo studio delle dinamiche socio-culturali di consumo e presentato oggi. Per i due grandi importatori di vino italiano la crescita media annua è del 2% per gli Usa e del 3,1% per la Germania. In Svizzera i consumi di vino sono attesi stabili. Discorso a parte per il Regno Unito: crescita del 2,4% l’anno, ma prospettive complicate dagli sviluppi post Brexit.
Opportunità possono arrivare da mercati già noti al vino italiano: Canada e Giappone segnano un consumo atteso in forte crescita (+5,9% annuo per entrambi). Ma è la Cina a mostrare uno dei maggiori potenziali con un +6,3% annuo nel biennio 2021-22. Una curiosità: il Vietnam, mercato ancora molto piccolo, ma che annovera una rilevante crescita dei consumi (+9,6%), anche grazie agli accordi commerciali con l’UE che proteggono le indicazioni geografiche e riducono le tariffe e i dazi. Le esportazioni italiane di vini e spirits valgono il 30% delle nostre vendite di alimenti e bevande oltreconfine e ammontano a 7,8 miliardi di euro nel 2020.