Non mancherà sicuramente di suscitare aspre polemiche da parte dei cittadini più disagiati, il comunque indiscutibile Piano nazionale di integrazione dei titolari di protezione internazionale, presentato stamane dal ministero dellInterno. Un progetto destinato alle 74.853 censite al 31 agosto in Italia, ovvero, ai possessori di un permesso di soggiorno per motivi di protezione internazionale. Un piano articolato che come si legge in alcuni suoi passaggi (“Misure concrete di tutela per i titolari di protezione internazionale, ai quali vanno riconosciuti diritti essenziali, con altrettanti “doveri e responsabilità”, che seguendo i principi sanciti dalla Costituzione, tende a facilitare “il dialogo interreligioso e interculturale” e “la formazione linguistica e laccesso al sistema di istruzione”), parte dallarticolo 3 dove, “nel riconoscere la pari dignità sociale e luguaglianza dinanzi alla legge di tutti coloro che risiedono in Italia, fa sì che lintegrazione comporti, accanto alla titolarità dei medesimi diritti, limpegno al rispetto dei medesimi doveri e allassunzione delle medesime responsabilità: non solo, dunque, limpegno a rispettare le leggi italiane, ma anche quello ad apprendere la lingua e a partecipare alla vita economica, sociale e culturale del Paese”. Un piano che ovviamente non manca di prevenire e contrastare il diffondersi di fenomeni di razzismo come, in particolare, lislamofobia”. Dunque, assicurando tutti quei diritti che caratterizzano ed animano i principi sociali del nostro paese, il piano prevede inoltre listituzione di un “Tavolo Integrazione che seguirà limplementazione e il monitoraggio dellattuazione degli interventi proposti” con il supporto dei tavoli regionali e attuerà un monitoraggio degli interventi realizzati e dei risultati ottenuti. Dal punto di vista finanziario, il sostegno agli interventi previsti dal Piano proviene prevalentemente dai fondi europei. “La programmazione comunitaria dei fondi 2014-2020 prevede diversi strumenti finanziari che possono supportare il processo di integrazione, quali il Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami), il Fondo sociale europeo (Fse), il Fondo per lo sviluppo regionale (Fesr)”.