(Adnkronos) – “Le disbiosi, condizioni che conseguono ad un’alterazione del delicato equilibrio tra le tante componenti del microbiota intestinale, e il cancro sono due entità tra loro strettamente correlate; risulta, pertanto, difficile comprendere se possa essere la disbiosi a determinare il cancro o, viceversa, il cancro a favorire lo sviluppo di una flora batterica disbiotica”. E’ il focus di ‘Fermenti, il segreto della vita’, la rubrica quindicinale curata dall’immunologo Mauro Minelli sotto l’egida della Fondazione per la Medicina Personalizzata ed in collaborazione con AdnKronos Salute. “D’altro canto, è anche opportuno precisare che il microbiota intestinale – prosegue Minelli – ha influenze sulla salute dell’uomo non solo e non tanto per la semplice presenza di determinate famiglie microbiche in eccesso o in difetto rispetto ad una condizione ritenuta normale, ma anche e soprattutto per la sua capacità di produrre metaboliti, ovvero sostanze potenzialmente tossiche o infiammatorie o cancerogene che, alterando le fisiologiche funzioni cellulari, possono contribuire all’insorgenza di neoplasie”.
Nel ricercare le cause dell’insorgenza e dello sviluppo di numerose patologie, “tra le quali quelle tumorali, oltre a considerare la rilevanza di fattori genetici, ambientali o voluttuari, non possiamo dunque non annoverare l’influenza del microbiota nei diversi stadi che portano alla cancerogenesi. Un forte impatto sulla composizione microbica è dato certamente dall’alimentazione – ricorda l’immunologo – i nutrienti assunti con la dieta modificano la popolazione batterica interferendo sul fisiologico equilibrio intestinale, ciò che interferisce pesantemente sulle complessive condizioni di salute dei soggetti variamente interessati, tanto più se questi ultimi risultano affetti da patologie tumorali. Si richiama, a tal proposito, il collegamento oramai ben noto tra consumo di carni rosse e cancerogenesi, collegamento nel quale certamente interviene anche il microbiota con la sua capacità di mediare la trasformazione del gruppo ‘eme’ in induttore e facilitatore di eventi tumorali. Così come esistono evidenze oramai molto ben documentate che individuano in alcuni batteri un’azione cancerogena ‘diretta’”.
“E’ il caso, per esempio, dell’Helicobacter pylori che, trovando condizioni favorevoli di crescita nello stomaco, è in grado di attivare percorsi specifici di ‘trasduzione oncogenica’ che, passando attraverso stati infiammatori intermedi, nei casi più gravi possono sfociare nel cancro – precisa Minelli – Diversi altri batteri sono potenzialmente in grado di provocare un danno diretto al Dna, favorendo la proliferazione cellulare. Tra questi: Enterococcus faecalis, Bacteroides fragilis, Escherichia coli, Fusobacterium nucleatum. Essi agiscono per il tramite di complessi meccanismi oncogenici nei quali risultano variamente coinvolte tossine, citochine, genotossine a loro volta in grado di agire negativamente su specifici geni che regolano la risposta immunitaria (soprattutto nella sua componente ‘innata’) e le dinamiche infiammatorie dell’ospite”.
“Alla luce dei tanti riscontri scientifici acquisiti, si può oggi certamente affermare che il microbiota gioca un ruolo chiave nell’oncogenesi, influenzando anche la risposta alla terapia in ragione della sua capacità di modulare la risposta ai farmaci e in particolare all’immunochemioterapia, nuovo importante capitolo della terapia dei tumori che ha rivoluzionato le aspettative di vita dei pazienti oncologici”, conclude Paolo Marchetti, presidente della Fondazione per la Medicina Personalizzata