Quando si dice ‘una cattedrale nel deserto’, per il secondo anno consecutivo, l’ombelico della cristianità tornerà a celebrare le festività – in questo caso pasquali – in un contesto fisicamente ‘spettrale’ ma emotivamente sicuramente denso di amore e fede.
Una ‘scenografia’ volutamente scarna, a segnare il dolore presente nei nostri cuori per tutti i fratelli le sorelle decimati da questa maledetta pandemia, farà da sfondo ad una Via Crucis, per ovvi motivi, ancora più sofferta del solito.
Una grande croce disegnata dalle fiaccole a terra, perimetrerà il percorso della Via Crucis, che si snoda lungo le 14 stazioni allestire sul sagrato antistante la Basilica di San Pietro.
Come una sorta di compasso, l’obelisco traccerà il doloroso viatico, con la croce portata da un gruppo di ragazzi ed educatori, ai quali spetterà anche il compito di enunciare le loro meditazioni.
Pensieri che il Santo padre ha affidato proprio a loro, i bambini, vittime innocenti di una solitudine divenuta quotidianità. Ciascuno di essi leggerà il proprio racconto di vita in mondovisione, accompagnando alla lettura un disegno.
Parole vere e toccanti, come quelle di una bambina, anticipate per la stampa: ”La tristezza della solitudine a volte diventa insopportabile, ci sentiamo ’abbandonati’ da tutti, incapaci di sorridere ancora. Come Gesù ci troviamo accasciati al suolo“.
Ovviamente non mancheranno anche le dediche ai loro coetanei più lontani, costretti al disagio non soltanto dal virus, ma da una condizione di vergognosa indigenza: quei piccolini “che non hanno da mangiare, non hanno istruzione, sono sfruttati e costretti a fare la guerra. Tu, Gesù, ci sei sempre vicino e non ci abbandoni mai, aiutaci ogni giorno a portare le nostre croci come Tu hai portato la tua“.
Dunque, saranno i bambini i protagonisti di questo amaro Venerdì Santo dove, a ciascuna stazione, ricordandone la raffigurazione, ne trarranno un allegorica trasposizione. Così come la XIII stazione, quella con Gesù morente, che una bimba rivive in una scena di straordinaria crudezza: “Dall’ambulanza sono scesi uomini che somigliavano ad astronauti, coperti da tute, guanti, mascherine e visiera, hanno portato via il nonno che da qualche giorno faticava a respirare. E stata l’ultima volta che l’ho visto. Ho pregato per lui ogni giorno, così ho potuto accompagnarlo in questo suo ultimo viaggio terreno”.
Max