Ben consci del fatto che la coalizione di centrodestra (in pieno ‘concistoro’ in quel di Villa Grande), mostra grande compattezza, sulla riva opposta del Tevere si è riunito anche il ‘Triumviro’ di quello che gli stessi hanno definito come il ‘fronte progressista’, per cercare la quadra.
Così oggi il segretario del Pd Enrico Letta, il leader di M5S Giuseppe Conte e il leader di Leu Roberto Speranza si sono trovati davanti ad un caffè in casa dell’ex premier.
Nemmeno il tempo di salire in auto, il primo a parlare è stato Letta che, attraverso Twitter ha subito informato: ”Ottimo incontro con Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Lavoreremo insieme per dare al Paese una o un Presidente autorevole in cui tutti possano riconoscersi. Aperti al confronto. Nessuno può vantare un diritto di prelazione. Tutti abbiamo il dovere della responsabilità”. Quindi, successivamente, ha aggiunto che “Non c’è nessuna intesa sul nome perché ne parleremo con il centrodestra nei prossimi giorni. È andato tutto molto bene”.
Anche il ‘padrone di casa’, Conte, ha scelto un tweet per riferire di un incontro che, ha scritto, “E’ andato bene, siamo pronti ad un’azione forte, ad un confronto ampio e condiviso. Ovviamente andranno rimosse dal tavolo candidature di parte, in particolare quella di Berlusconi, ma assolutamente siamo pronti ad offrire al Paese e a tuti i cittadini che aspettano, un Presidente o una Presidente autorevole che possa rappresentare tutti”.
In poche parole il ‘fronte progressista’, cercando di ‘trattenere’ Draghi a Palazzo Chigi (‘spendibile’ soltanto in casi estremi), come confermano fonti interne al M5s, sta cercando “un nome condiviso per garantire continuità al governo, nella consapevolezza dei problemi che ne seguirebbero e della difficoltà di proseguire in un quadro di maggioranza di governo che, senza Draghi, difficilmente potrebbe reggere”.
Del resto, il leit-motiv che da queste parti risuona in continuazione è abbastanza chiaro: ”Siamo disposti ad adottare qualsiasi strategia per far saltare la candidatura di Silvio Berlusconi, compresa l’uscita dall’Aula. C’è totale sintonia nel dire che la candidatura di Silvio Berlusconi va assolutamente superata“.
Dal canto suo, nel corso dell’incontro di stamane, Conte avrebbe più volte rimarcato l’urgenza di “trovare un nome alternativo perché è opportuno che Mario Draghi resti alla guida di Palazzo Chigi“. Dunque, ribadendo che ”Bisogna continuare compatti come fronte progressista”, i tre si sono lasciati promettendosi di aspettare “un segnale dal centrodestra per superare la candidatura di Berlusconi”.
Dal canto suo Andrea Orlando, ministro del Lavoro, ricordando che oggi avrà luogo il vertice del centrosinistra, ha dichiarato che “Il tema fondamentale, e che è uscito dalla direzione del Pd, resta se si vuole o meno proseguire sulla strada che ha visto la nascita del governo Draghi, se si vuole o meno mantenere un quadro di unità nazionale“. Duqnue, prosegue il ministro, “se lo si vuole si mantiene la strada che si è scelta, che si sta seguendo fino a qui se non lo si vuole si prosegue e si butta alle ortiche un tentativo faticoso e complesso che però ha provato a dare una risposta complessa all’altezza della situazione che stiamo vivendo. Perché è del tutto evidente che se una parte politica si sceglie qualunque nome, e se lo cucina mettendolo sul tavolo senza interlocuzione con il resto del Parlamento…. “.
Tuttavia, perfettamente in linea con ‘gli altri’, anche Orlando precisa: ”Non parlo di nomi e dubito che l’ipotesi di nomi secchi possa toglierci da questa situazione. Il tema non è soltanto Berlusconi, che ha tutto un portato che conosciamo, il tema è anche l’idea di una autosufficienza e di ‘un prendere o lasciare’ che oggettivamente non può essere il metodo sul quale si costruisce un percorso e una figura condivisa“.
Infine, rispetto all’opzione Draghi sul Colle, Orlando tiene a precisare che “Io questo gioco non voglio giocarlo. Ho parlato in chiaro alla direzione del Partito, ho detto cosa penso e cioè che Draghi è assolutamente un nome che può dare una risposta in questo momento. Ma il tema fondamentale è come si arriva a questa scelta, cioè qual è il quadro che si arriva a determinare e il metodo che si individua, perché in questo caso il metodo è sostanza. Come ho detto precedentemente, l’idea di una elezione, del mantenimento dello spirito che ci ha portato fin qui, espone il Paese a una serie di contraccolpi. Non c’è nessuno scetticismo, Draghi è una delle carte fondamentali e la nostra preoccupazione deve essere quella di non bruciarla. La carta di Draghi e delle altre che si stanno discutendo – ha terminato Orlando – saranno più o meno utilizzabili in base alla capacità di dialogo che si aprirà fra le forze politiche”.
Max