David Gilmour non suonava all’Arena di Verona dal maggio del 1989. Allora era con i Pink Floyd orfani di Roger Waters, questa volta invece è davanti a un tutto esaurito per la prima delle due date italiane del tour imbastito, a 69 anni, per promuovere il suo ultimo disco solista, ’’Rattle That Lock’’, che uscirà ufficialmente il 18 settembre. Il mitico chitarrista inglese ha alle spalle centinaia di concerti dal vivo e una storia leggendaria, e questa volta ha scelto di portare un nuovo disco in tournee prima dell’uscita ufficiale. L’apertura del concerto è affidata proprio ai nuovi brani, che il pubblico veronese apprezza anche se non conosce ancora, tranne la ’title track’ dell’album ispirata, come detto dallo stesso artista, dallo jingle di una stazione ferroviaria francese. La band di musicisti e sessionman che lo accompagna è quella ben nota al pubblico che conosce i live dei Pink Floyd: oltre all’amico chitarrista Phil Manzanera, spiccano Guy Pratt al basso (già musicista per Madonna e Michael Jackson) e Jon Carin, fidato tastierista che conosce così bene la musica floydiana da essere stato scelto anche da Roger Waters per i tour di ’’The Wall’’ degli ultimi anni. Gilmour, in perfetta forma e vestito di nero, domina il palco come pochi, con lo stile e l’eleganza di quella ’’english way’’ che il compianto Richard Wright (il tastierista della band scomparso qualche anno fa) cantava in un famoso brano. Il suono potente della sua Stratocaster nera c’è ancora tutto, così come l’abilita alla steel-guitar. L’entusiasmo dei fan cresce decisamente quando alterna ai nuovi pezzi il repertorio storico dei Pink Floyd, esaltato dall’impianto scenico e di luci che ha reso famosa negli anni la band di ’’The Dark Side Of The Moon’’. E proprio dal leggendario album top seller dal 1973, e dal successivo ’’Wish You Were Here’’ del 1975, Gilmour attinge a piene mani ben sapendo come arrivare al cuore del pubblico italiano. Ecco quindi ’’Shine On You Crazy Diamond’’ dedicata allo storico fondatore Syd Barret, ’’Breathe’’, ’’Time’’, mentre ’’Us And Them’’, il riff di basso di ’’Money’’ e l’acustica ’’Wish You Were Here’’ erano state suonate nella prima parte del concerto. Il chitarrista va addirittura a ripescare quella psichedelica ’’Astronomy Domine’’ che apriva il primo disco dei Pink Floyd quando ancora Gilmour non ne faceva parte, oppure ’’Fat Old Sun’’ tratta dal controverso ’’Atom Herat Mother’’ e chiusa da un assolo epico. Il gran finale è stato riservato come prevedibile, dopo ’’Run Like Hell’’, al lungo e monumentale assolo di Comfortably Numb, il brano tratto da ’’The Wall’’ che ha consacrato, già dalla fine degli anni Settanta, il virtuosismo e l’abilità melodica di David Gilmour alla chitarra. L’Arena si infiamma come nei tempi antichi, come duemila anni fa, e si tinge anche un po’ di rosa: come ai bei tempi.