“La prima volta che ho incontrato Battiato è stata nel 1973 a Forlì per una festa di piazza: è arrivato da solo con un transatlantico che era un organo e ha solo suonato senza cantare mentre io ho cantato canzoni difficilissime: un insuccesso totale”. Comincia così il ricordo, emozionante e affettuoso, che Roberto Vecchioni affida all’Adnkronos nell’esprimere il suo personale omaggio al grande maestro Franco Battiato, scomparso stamane a 76 anni.
“Battiato -spiega Vecchioni- non è stato ancora compreso fino in fondo, quando questo avverrà ci si renderà conto che è stato un assoluto innovatore, un eclettico spaventoso che ha capito e studiato tutte le culture musicali”. E descrivendo la cifra poetica dell’artista catanese, osserva: “Quello che mi colpisce di più è il suo giocare con il nonsense, combattendo l’ovvio. Attraverso le sue canzoni ci fa sentire una tranquillità d’animo sino alla fine, ha fatto uno sforzo incredibile per trasmetterci che l’animo dell’uomo conta”.
“Ha conosciuto i più grandi pensatori orientali e occidentali, e ha fatto un percorso totale per capire in musica i misteri dell’uomo”, conclude il professore della musica italiana.