(Adnkronos) – La sua lettera “mi ha sorpreso” ma “non intendo entrare nelle finalità sottese alle Sue affermazioni ed alle Sue conseguenti ‘strategie’ processuali”. Lo scrive Papa Francesco
in una lettera del 21 luglio 2021 al cardinale Angelo Becciu.
Al centro della missiva, depositata oggi insieme ad altre due nel corso del processo in Vaticano che vede l’ex sostituto tra gli imputati, alcune questioni cruciali per la difesa del cardinale, rispetto alle quali Becciu vorrebbe che il Papa gli rilasciasse dichiarazioni “che confermino come sono avvenuti i fatti” (in modo da non essere costretto a citarlo come testimone, scriverà in una delle missive). Dichiarazioni che però Francesco esclude categoricamente di fare.
Due le questioni: innanzitutto, la liberazione della suora colombiana rapita in Mali dai jihadisti: proprio per questa operazione Becciu sostiene che siano stati versati dalla segreteria di Stato a Cecilia Marogna, imputata con lui nel processo, 575mila euro per attività di intelligence, che invece, secondo l’accusa, sarebbero stati spesi dall’ex collaboratrice del cardinale in beni di lusso. L’altra invece è quella della proposta di acquisto arrivata per il palazzo di Londra, considerata dagli inquirenti vaticani una sorta di stratagemma per sviare le indagini.
Ecco il testo integrale della lettera:
“Caro Fratello, riscontro la Sua lettera del 20 luglio u.s. che mi ha sorpreso – scrive Papa Francesco – Premesso che non intendo entrare nelle finalità sottese alle Sue affermazioni ed alle Sue conseguenti ‘strategie’ processuali, debbo tuttavia chiarire, in spirito di verità, quanto segue:
a- Con riferimento alla proposta di acquisto dell’immobile di Londra proveniente dall’On.le Giancarlo Innocenti Botti, di cui Lei ebbe a parlarmi nel corso di un’udienza richiestami appositamente, ricordo che tale proposta mi parve subito strana per i contenuti, le forme ed i tempi scelti; al punto che, non disponendo di altri elementi di valutazione, suggerii che si procedesse ad una previa consultazione del Segretario di Stato, Card. Pietro Parolin, e di padre Juan Antonio Guerrero Alves, Prefetto della SPE, per gli approfondimenti di rispettiva competenza. Occorreva, infatti, chiarire i contenuti e le prospettive di tale operazione. Devo altresì soggiungere che la mia originaria perplessità si rafforzò ulteriormente quando compresi che l’iniziativa in questione era, tra l’altro, indirizzata ad interferire, con effetti ostativi, con le indagini dell’Ufficio del Promotore di Giustizia. La complessiva valutazione di tali elementi mi indusse ad esprimermi in senso negativo sul proseguimento dell’iniziativa.
b- Altro elemento che viene prospettato con la Sua lettera è la conferma del segreto pontifico in relazione alla vicenda del Mali ed a quella della Slovenia, che hanno visto la erogazione di capitali della Segreteria di Stato ad una società ivi costituita.
In via preliminare devo rilevare la sostanziale differenza tra le due fattispecie. La prima, infatti, concerne attività istituzionali svolte da persone competenti e di indubbia professionalità nell’ambito dei rispettivi ruoli; la seconda, come Lei sa bene, caratterizzata da estemporanei ed incauti affidamenti di risorse finanziarie distratte dalle finalità tipiche e destinate, secondo le tesi accusatorie, a soddisfare personali inclinazioni voluttuarie.
In tal contesto comprenderà bene come non sia possibile l’apposizione di alcun segreto pontificio. Tralasciando altri profili, rimetto a Lei la valutazione di quale prospettazione vadi oggettivamente a beneficio della Santa Sede. Questo è quello che ricordo e posso confermare, non si dimentichi di pregare per me; lo faccio per Lei”.