(Adnkronos) – “Oggi, a conclusione dell’esame di monsignor Perlasca in aula, si è avuta la prova che quando il cardinale Becciu, nel luglio 2021, non appena conosciute le accuse, evocava oscure macchinazioni in suo danno, affermava la verità”. Lo sottolineano gli avvocati del cardinale Angelo Becciu, imputato nel processo in Vaticano per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue, al termine dell’interrogatorio di mons. Alberto Perlasca, considerato teste chiave nel processo.
“Il Monsignore – osservano i difensori Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo – ha confessato di aver confezionato il memoriale d’accusa, poi consegnato ai magistrati e che diede avvio alle indagini a carico del Cardinale, con l’aiuto di due signore, una delle quali si faceva passare addirittura per anziano magistrato in grado di orientare le indagini. Perlasca, mosso da risentimento, venne portato a credere, contrariamente al vero, che il Cardinale aveva reso dichiarazioni accusatorie nei suoi confronti, tanto da determinarlo a questa incredibile iniziativa, in danno della verità, della genuinità dell’indagine e dell’onorabilità di Sua Eminenza”.
“La forza della pubblica udienza e la consueta attenzione del Tribunale hanno permesso di far emergere l’esistenza di un quadro sconcertante di falsità e menzogne, talvolta davvero surreali, ai danni del Cardinale, al solo fine di coinvolgerlo a tutti i costi nell’indagine. Infine, dalle parole del Cardinale Cantoni, è emersa l’assoluta inesistenza dell’ipotesi di subornazione ai danni di Monsignor Perlasca. Il Cardinale Becciu non chiese mai al Confratello di intervenire e condizionare la sua testimonianza, ma si limitò soltanto a rappresentargli il proprio disagio, derivante dalle false accuse mosse da Perlasca, ampiamente riportate, in quel periodo, dagli organi di stampa”, sottolineano Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo.
PERLASCA: “DA CHAOUQUI MESSAGGI PESANTI” – Monsignor Alberto Perlasca, considerato il teste chiave nel processo, sentito anche oggi in Aula, ha raccontato che con Francesca Chaoqui c’è stato uno scambio di una quindicina di messaggi nei quali lei sosteneva di conoscere tutti: dal pm, ai gendarmi. Perlasca ha parlato anche di messaggi “pesanti” da parte della Chaoqui come quello nel quale avrebbe detto: ‘Non bloccarmi o finisci sui giornali’. L’omertà ti ha portato a fare la figura del ladro dei poveri. Hai raggiunto uno squallore mondiale’.
Di questa corrispondenza, Perlasca ha detto di averne parlato a Becciu che gli avrebbe risposto: “Lei è ormai fuori da tutti i giri, anche dalla stampa. E’ innocua”.
Anche il presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone, ha interpellato Perlasca in particolare sull’incontro a Londra per chiudere l’affare del Palazzo. Alla domanda se il sostituto alla segreteria di Stato Pena Parra fosse al corrente, Perlasca ha risposto affermativamente. E nel corso del dibattimento è stato reso noto che anche Pena Parra sarà ascoltato come teste.
CANTONI: “BECCIU E IL PERDONO A PERLASCA CON RITRATTAZIONE” – Il Tribunale del Vaticano, oggi, ha sentito come teste dell’accusa il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, sulla presunta subornazione di testimone ai danni di mons. Perlasca addebitata al cardinale Angelo Becciu.
Cantoni in Aula ha riferito di avere incontrato Becciu a casa sua il 14 ottobre 2020: “Becciu mi disse che Perlasca aveva riferito tante bugie e che era pronto a perdonarlo se avesse ritrattato. Altrimenti lo avrebbe denunciato”.
Cantoni ha inoltre riferito di avere incontrato anche mons. Perlasca a Roma e di essersi limitato a dirgli quanto gli aveva detto il cardinale Becciu. Cantoni e Becciu, a fine udienza, si sono stretti la mano.