(Adnkronos) – “Io sono accusato dai Magistrati di aver imbrogliato Lei sia per la vicenda della Suora colombiana, sequestrata in Mali, sia per la proposta di acquisto del Palazzo di Londra che Le presentai a nome di un Fondo Americano. lo dovrei citarLa come Testimone nel Processo, ma non mi permetterei di farlo, tuttavia ho bisogno di due Sue dichiarazioni che confermino come siano avvenuti i fatti”. Lo scrive il cardinale Angelo Becciu in una lettera del 24 luglio 2021 a Papa Francesco
depositata oggi al processo in corso in Vaticano insieme ad altre due missive spedite all’ex sostituto dal Pontefice. Nella lettera si fa riferimento anche alla telefonata registrata da Becciu (lo stesso giorno) all’insaputa del pontefice, poi rintracciata dalla Guardia di Finanza di Oristano su due telefoni e un tablet appartenenti a un’amica di famiglia del cardinale.
“Santo Padre, La ringrazio di cuore per la telefonata di stasera – scrive l’ex sostituto – L’ho sentita come un vero Padre disposto ad ascoltare la pena di un figlio. Con molta semplicità Le riassumo qui la questione. lo sono accusato dai Magistrati di aver imbrogliato Lei sia per la vicenda della Suora colombiana, sequestrata in Mali, sia per la proposta di acquisto del Palazzo di Londra che Le presentai a nome di un Fondo Americano. lo dovrei citarLa come Testimone nel Processo, ma non mi permetterei di farlo, tuttavia ho bisogno di due Sue dichiarazioni che confermino come siano avvenuti i fatti (veda Allegati). Nel contempo, Le rinvio la lettera che mi ha scritto perché vi apponga questa semplice nota: ‘prego non tener conto di questa lettera che ritengo nulla” con la Sua firma e la data. Abbia poi la bontà di farmela riavere così da conservarla per esibirla in tribunale qualora fosse necessario. Circa la questione della liberazione della Suora Colombiana io mi sento legato al Segreto di Stato per ragioni di sicurezza internazionale, mi dica Lei però se devo ritenerlo tale o se mi scioglie da esso e mi rende libero di rispondere a qualsiasi domanda che mi verrà fatta in Tribunale. Profondamente grato per la Sua attenzione, Le assicuro la mia preghiera”.
In allegato alla lettera il cardinale appone le due dichiarazioni che vorrebbe il Papa firmasse, una relativa alla liberazione della suora colombiana rapita in Mali dai jihadisti, operazione per cui Becciu sostiene siano stati versati dalla segreteria di Stato a Cecilia Marogna, imputata con lui nel processo, 575mila euro (finiti in beni di lusso, secondo l’accusa). L’altra invece è quella della proposta di acquisto arrivata per il palazzo di Londra, considerata dagli inquirenti vaticani una sorta di stratagemma per sviare le indagini.
Ecco le due dichiarazioni allegate contenute nella missiva:
“1. Liberazione ostaggio
Dichiaro che S.E. Mons. Angelo Becciu, allora Sostituto della Segreteria di Stato, fu da me autorizzato a procedere per la liberazione di Suor Gloria Narväez Argoti, di nazionalità colombiana. A tal fine egli fu autorizzato a recarsi a Londra per contattare un’agenzia specializzata in intermediazione. Dichiaro di aver approvato la somma necessaria per pagare gli intermediari e quella fissata per il riscatto. Per l’intera operazione ho richiesto assoluto riserbo e segretezza e nel momento in cui S.E. Mons. Peña Parra entrò in funzione di Sostituto, provvidi ad informarlo e ad autorizzarlo a seguire la pratica.
2. Offerta Palazzo di Londra
Dichiaro che nel giugno 2020 il Card. Angelo Becciu venne da me a riferire una proposta, ricevuta da parte dell’On. Giancarlo Innocenzi Botti, relativa alla Proprietà Immobiliare sita in Londra. Ritenendo la proposta interessante, chiesi al cardinale di riferirla al Rev. Padre Guerrero Alves, Prefetto della Spes, e a S.E. il Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, per le valutazioni di rispettiva competenza, rimettendosi al loro giudizio”.
LA REPLICA DEL PONTEFICE: “NON SOTTOSCRIVO NULLA” – “Sorprendentemente sono stato da Lei frainteso”, scrive quindi Papa Francesco al cardinale Angelo Becciu, rispondendo all’ex Sostituto che insisteva a chiedergli una dichiarazione a suo favore relativamente ad alcune questioni al centro del procedimento.
“Caro Fratello – scrive Francesco nella lettera datata 26 luglio 2021 – , ritenevo, con la prima lettera del 21 luglio u.s. in risposta – speravo definitiva, alla Sua del 20 luglio, di aver chiarito, in spirito di verità, la mia posizione negativa sulle dichiarazioni che intende farmi sottoscrivere:
1. liberazione ostaggio;
2. offerta palazzo di Londra da parte di Innocenzi Botti.
Evidentemente e sorprendentemente, sono stato da Lei frainteso.
In particolare, circa l’opposizione del vincolo di segretezza, ribadisco che l’affidamento di denaro ad un intermediatore, per gli aspetti opachi emersi secondo la tesi accusatoria, non può essere coperto da Segreto di Stato per ragioni di sicurezza, né suscettibile di apposizione del segreto pontificio. Pertanto, mi duole comunicarLe di non poter dar seguito alla Sua richiesta di dichiarare formalmente “nulla” e quindi di “non tener conto” della lettera che Le avevo scritto, tantum veritatem pre oculis habens e che nuovamente Le rimetto. Spero possa comprendere ed accettare lo spirito di verità che guida questa mia decisione. Che il Signore La benedica e la Madonna La custodisca. Fraternamente”.