La variante Omicron del coronavirus è in 77 paesi. “Si sta diffondendo ad un ritmo che non abbiamo mai visto con nessuna variante”, dice il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus. I dati in particolare dal Sudafrica – anche relativi alla protezione del vaccino – fanno pensare a sintomi lievi rispetto alla pericolosità che caratterizza la variante Delta.
“Siamo preoccupati che le persone stiano liquidando Omicron come lieve. Sicuramente, ormai abbiamo imparato che sottovalutiamo questo virus a nostro rischio e pericolo. Anche se Omicron causa malattie meno gravi, il numero di casi potrebbe ancora una volta sopraffare i sistemi sanitari impreparati”, dice il dg dell’Oms.
I riflettori si accendono sui vaccini e il quadro comincia a prendere una forma più definita grazie ai dati che arrivano dal Sudafrica, dove Omicron è stata individuata. La terza dose del vaccino Pfizer alza la difesa. Già con due dosi la protezione dovrebbe essere al 70% secondo quanto riporta uno studio, condotto su dati ‘real world’ del paese.
Altri due lavori, non ancora pubblicati e quindi non sottoposti a revisione paritaria, osservano anche l’impatto della terza dose, mostrando dopo il booster un aumento della capacità di neutralizzare Omicron rispetto alla doppia dose, pur attestandosi su livelli più bassi di quelli che si hanno contro Delta.
A tracciare un quadro dell’effetto scudo delle due dosi è un lavoro condotto da Discovery Health, il più grande assicuratore sanitario del Sudafrica, su 211mila casi positivi, di cui 78mila attribuiti a Omicron. L’analisi, rimbalzata sulla stampa internazionale, ha mostrato una protezione contro i ricoveri da Omicron che viene descritta dagli autori del lavoro come ancora “molto buona”. Il rischio di ospedalizzazione tra gli adulti con Covid, inoltre, è risultato del 29% inferiore rispetto all’ondata pandemica iniziale. Tuttavia, lo studio ha rilevato anche che il vaccino sembra aver fornito solo il 33% di protezione contro l’infezione, molto meno del livello ottenuto rispetto ad altre varianti nel Paese.
I dati del Sudafrica, dice in conferenza stampa Ryan Noach, Chief executive di ‘Discovery Health’, “mostrano un aumento esponenziale sia delle nuove infezioni che dei tassi di positività ai test durante le prime 3 settimane di questa ondata”, elementi che sembrano suggerire che Omicron è “una variante altamente trasmissibile con una rapida diffusione nella comunità”. Ma, aggiungeNoach, “ciò che è incoraggiante in questa fase è la traiettoria più piatta dei ricoveri ospedalieri, che indica probabilmente una minore gravità di questa ondata”.
Su una linea diversa si colloca dice Paul Burton, capo dei ricercatori di Moderna. Lo scienziato dice di “non credere che Omicron sia una versione più lieve e meno grave del virus attuale”. E’ probabile, aggiunge, che ”nei prossimi mesi la variante Omicron e quella Delta del Covid-19 coesisteranno”. Quella causata da Omicron ”direi che in realtà è una malattia grave”.
Burton definisce ”preoccupante” il fatto che si verificherà ”una situazione in cui gli individui verranno co-infettati dando a questo virus la possibilità di evolversi e mutare ulteriormente”. Allo stesso tempo,”non dobbiamo farci prendere dal panico, abbiamo molti strumenti a nostra disposizione, abbiamo imparato tanto su questo virus negli ultimi due anni e possiamo continuare a combatterlo, ma penso che Omicron rappresenti una vera minaccia”.
In Europa nelle ultime 24 ore sono stati segnalati altri 441 casi secondo il bollettino dell’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Il totale complessivo sale a 2.127 casi finora confermati, segnalati da 25 Paesi dell’area. L’Italia, secondo la tabella Ecdc, resta ferma a quota 27. Due nuovi Paesi rispetto a ieri si sono aggiunti alla lista di quelli che hanno comunicato la presenza di Omicron, Lussemburgo (1 caso) e Ungheria (2).
I numeri ufficiali, in realtà, sembrano fotografare solo una porzione della realtà. In Gran Bretagna, spiega il ministro della Sanità Sajid Javid, sono registrati solo 4.713 casi confermati: gli scienziati però stimano che il numero reale di persone che vengono infettate ogni giorno è 42 volte superiore, circa 200.000. Il rischio è arrivare a 1 milione di casi quotidiani entro poche settimane, con un carico insostenibile per gli ospedali.