“La variante Omicron non è apparsa 15 giorni fa. Se si vanno ad analizzare le mutazioni presenti sul genoma, ritengo molto improbabile sia apparsa da meno di 3 mesi: non ce ne siamo accorti, ma c’era già”. Il professor Roberto Burioni, virologo del San Raffaele, a Che tempo che fa tiene la sua consueta lezione e stavolta si sofferma ovviamente sulla variante Omicron, salita alla ribalta.
“Le osservazioni si basano su un numero ridotto di casi, in una regione del nord del Sudafrica. Quando i numeri sono così piccoli e la zona è limitata, bisogna essere attenti a trarre conclusioni. Una cosa simile all’inizio dell’anno è successa a San Diego: il ceppo virale non era più trasmissibile, si è trovato al posto giusto al momento giusto. E’ possibile che la variante sia più contagiosa ma non possiamo dirlo con sicurezza”, dice lo scienziato.
“La preoccupazione” relativa ad una ridotta efficacia dei vaccini “è legata alla presenza di molte variazioni nel genoma. Sono ragionamenti esclusivamente fatti sulla carta, non ci sono dati sperimentali in laboratorio o nessuna osservazione sui pazienti per dire che questa variante sfugga alle vaccinazioni. La preoccupazione è legata alla presenza di molte mutazioni. Se prendesse piede, ci sarebbe probabilmente minore efficacia di alcuni monoclonali usati per curare la malattia e ci potrebbe essere una minore efficacia nei confronti dell’infezione”, dice Burioni.
“Ma sappiamo che il vaccino induce un’immunità estremamente efficace e robusta contro le forme gravi della malattia. Mi sento di dire ciò che hanno detto i ricercatori sudafricani: è molto probabile che il vaccino fornisca una protezione molto efficace contro la malattia”, aggiunge, prima di rivolgersi al pubblico.
“Capisco che siete stanchi e che vorreste risposte certe. In questo momento purtroppo devo invitarvi alla pazienza: non abbiamo dati certi su questa variante. Dobbiamo aspettare e vedere cosa verrà fuori nelle prossime settimane. Dobbiamo tenere duro in questa guerra che non finisce quando siamo stanchi. Abbiamo un’arma efficace, il vaccino”, conclude.