Purtroppo noi ‘comuni mortali’, estranei alle complicate dinamiche molecolari e batteriche che in quest’ultimo anno si sono tradotte in una seria minaccia di morte, poco possiamo addurre per ‘tranquillizzare’ od informare opportunamente le persone. E’ dunque corretto e serio ascoltare chi ne sa di più, per studi e, soprattutto, per esperienza diretta sul campo. Di qui la continua, se non eccessiva – presenza di virologi ed esperti medici che, quotidianamente, da mesi continuano ad occupare con le loro dichiarazioni le cronache quotidiane.
La stampa fa il suo mestiere, andando ad ascoltare ‘più fonti’, così da non permettere, la veicolazione di un unico pensiero, o visione, rispetto ad una specifica situazione od argomento. E’ infatti dalla pluralità degli elementi acquisiti che poi ciascuno di noi, tirando le somme, riesce a far suo un argomento, così da poter poi gestirne in proprio il ragionamento.
Ora il ‘problema’ è che, malgrado operatori sanitari e scientifici condividano – fortunatamente – tutti lo stesso modus operandi in termini medici, lo stesso non si può dire rispetto agli aspetti ‘politici’ legati alla gestione della vita comune. Dunque tra questi c’è chi invoca rigidi lockdown, e chi vorrebbe invece cenare al sera in un ristorante.
Così ieri, nel bailamme delle quotidiane dichiarazioni degli esperti in merito all’avvento dell’inquietante e aggressivamente virulenta variante inglese, si è espresso anche lo stimato primario di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli. Dopo aver ‘avvertito’ circa la pericolosità di questa mutazione del Covid, per spiegarne la forte contagiosità, il primario ha affermato che i reparti del suo ospedale sono stati invasi da pazienti vittime della variante inglese.
Un’affermazione forte e per certi versi terrorizzante, alla quale ha però replicato stamane la stessa direzione sanitaria del Sacco. E’ stata Myrta Merlino nell’ambito della sua ‘Aria che tira (su La7), a renderla nota appena pubblicata. Dunque, rispetto a quanto dichiarato da Galli, “tali affermazioni al momento attuale non rappresentano la reale situazione epidemiologica all’interno del presidio: su un totale di 314 positivi ricoverati al sacco dal 31 dicembre al 4 febbraio appena 6 campioni sequenziati su 50 sono risultati affetti da variante inglese“.
Una replica sulla quale è stato subito chiesto conto al primario il quale, abbastanza stizzito, ha risposto: ”Smentito dall’ospedale Sacco sulle varianti del Covid? Io non dirò più una parola, quello che farò è solamente aspettare 15 giorni: poi vedremo chi ha ragione e chi ha torto. Posso dire che esistono due velocità diverse: quella del laboratorio di ricerca che dirigo e che ha determinati dati, che riguardano il mio reparto e poco altro, e quelli credo successivamente garantiti dall’ospedale. Ma mi pare veramente una questione che definire di lana caprina è dire poco”.
Quindi Galli ha aggiunto: ”Se vogliamo divertirci su questa questione, divertiamoci. Tra 15 giorni voglio vedere la percentuale di varianti inglesi isolate sul totale delle valutazioni fatte. Se poi per motivi politici si ha paura di affrontare determinati argomenti perché non sono comodi, francamente non so cosa farci. In questo momento – ha tenuto a rimarcare l’infettivologo del Sacco – spero che il governo Draghi possa andare avanti su determinate cose. Per quanto mi riguarda posso dire che da aprile abbiamo messo in piedi un gruppo di lavoro, che è diventato nazionale e che ora ha più di 70 centri partecipanti, per studiare le sequenze e le varianti virali; che come gruppo abbiamo già pubblicato diversi lavori scientifici su riviste internazionali su questo tema; che stiamo andando avanti a studiare e abbiamo altri dati che credo possano essere importanti. In tempi più recenti c’è stato un generale risveglio di interesse su questo, sempre meglio tardi che mai”.
Quindi Galli ha tenuto a sottolineare che “In Inghilterra hanno investito 20 milioni di sterline per fare questo genere di ricerca a livello nazionale, non credo che ci sia un problema da parte dell’attuale governo né di quello precedente nell’affrontare questo tema. E’ stato prospettato un consorzio nazionale, sono state date indicazioni, ora finalmente se ne parla. Che si faccia scandalo perché attualmente il problema c’è, e verosimilmente c’era anche un mese fa anche se in misura inferiore, trovo che sia uno dei soliti andazzi della politica in Italia“.
Infine, ha concluso il primario prima di congedarsi: ”Per quanto mi riguarda, chi ha voglia di chiacchierare chiacchieri pure, anche sui social. Il dato di fondo è che purtroppo il problema esiste e posso aspettare gli eventi per vedere chi ha ragione e chi ha torto, non tranquillamente perché la cosa mi preoccupa”.
Max