Allo stato attuale, con la vaccinazione che sembra procedere al meglio, “bisogna saper leggere momento per momento le vicende. In questo momento noi riteniamo che le misure che abbiamo assunto siano sufficienti. In modo particolare abbiamo ripristinato pochi giorni fa la quarantena per la Gran Bretagna, ho rinnovato l’ordinanza, in scadenza, per l’India con il divieto d’ingresso. Ma non vi è dubbio che bisogna continuare a monitorare passo dopo passo“.
E’ quanto affermato oggi dal ministro della Salute, intervenendo su Rai1 ad ‘Oggi è un altro giorno’ su Rai1.
Ovviamente ora tutte le attenzioni sono rivolte alla ‘temibile’ variante Delta anche se, rassicura Speranza, “noi siamo stati tra i primi Paesi del mondo a disporre una misura molto molto restrittiva per il Paese in cui per la prima volta è stata riscontrata questa variante, ovvero l’India. Sin dal primo momento noi abbiamo disposto un ‘divieto d’ingresso‘, quindi una misura anche più rigida della quarantena, che è ancora vigente e che riguarda l’India, ma anche il Bangladesh e lo Sri Lanka”.
Inoltre, come dicevamo, sì le vaccinazioni ‘camminano’ ma, sottolinea Speranza, ad oggi “ci sono più di due milioni e mezzo di over 60 in Italia che non si sono ancora vaccinati nemmeno con la prima dose: a loro va data assoluta priorità, abbiamo chiesto uno sforzo alle Regioni tramite il commissario Figliuolo”.
Certo, in tutto ciò, ha tenuto a rimarcare il ministro, “la mascherina è e resta uno strumento essenziale per tenere sotto controllo il virus. L’ordinanza ci dà una possibilità in più, cioè ci consente di non tenerla sempre indossata se non ci sono tante persone e rischi all’aperto. E’ sempre obbligatorio portarla con sé e indossarla al chiuso, e in tutte le situazioni in cui c’è un margine di rischio è giustissimo indossarla“.
Ad ogni modo, qualora la situazione ‘dovesse sfuggire di mano’ anche da noi (ipotesi al momento altamente improbabile), il Coordinatore del Cts – e presidente del Consiglio Superiore di Sanità – Franco Locatelli, non esclude il ricorso alla chiusura di ipotetiche aree a rischio: “E’ la flessibilità del sistema, così come è accaduto per le zone dell’Umbria quando c’è stata la variante brasiliana”, spiega. “In questo momento il Paese è zona bianca ma guai ad abbassare la guardia: siamo in una situazione più favorevole e possiamo oggi valutare numeri diversi rispetto al passato. Ma il problema non è superato”.
Secondo il presidente dell’Iss, “E’ importante lavorare nella maniera più intensiva sul tracciamento e sugli approcci di genotipizzazione e sequenziamento perché solo in questo modo riusciremo a intercettare in maniera precisa eventuali segnali di diffusione importante della variante indiana”. Al momento, precisa Locatelli, “Siamo in linea con la media europea sul sequenziamento. Ci sono Paesi come il Regno Unito che hanno un’attività più spinta ma è importante che a questa attività in Italia conseguano eventuali decisioni. In funzione delle evidenze che avremo eventualmente si possono prendere decisioni per cercare di contenere il tutto. Perché se non avviene sequenziare diventa un bellissimo esercizio accademico, ma di poco impatto sulla salute pubblica. Dobbiamo tracciare e fare riflessioni dove dovessero crearsi dei cluster”.
Max