Dopo la variante Delta del covid, rilevata anche in Italia e ritenuta più contagiosa, ecco la Delta ‘Plus’. L’India ha classificato la nuova variante del coronavirus, identificata per la prima volta in Europa, come variante di preoccupazione (Voc). Ma il giudizio sul mutante non è univoco. Diversi scienziati frenano: troppo presto per dire se questa variante rappresenta una minaccia significativa. Secondo quanto riporta la ‘Bbc’ online, il ministero della Salute indiano ha affermato che studi dimostrano una maggiore facilità di diffusione per la Delta plus, nota anche come AY.1. Secondo questi dati citati, la variante si legherebbe anche più facilmente alle cellule polmonari e sarebbe potenzialmente resistente alla terapia con monoclonali.
E’ stata battezzata Delta plus in quanto correlata alla già esistente variante di preoccupazione Delta (classificata come tale anche dall’Organizzazione mondiale della sanità), identificata per la prima volta in India e ‘alla sbarra’ perché si ipotizza possa aver sostenuto la seconda ondata letale di infezioni nel Paese. Riguardo alla Delta plus, il ministero della Salute indiano informa che, dopo essere stata trovata ad aprile sul territorio, è stata rilevata in circa 40 campioni provenienti da 6 distretti di 3 Stati indiani: Maharashtra, Kerala e Madhya Pradesh. Almeno 16 di questi campioni sono stati trovati nel Maharashtra, uno dei più colpiti dalla pandemia.
Ma, sempre secondo quanto riporta la Bbc, la Delta plus è stata trovata anche in altri 9 Paesi: Usa, Regno Unito, Portogallo, Svizzera, Giappone, Polonia, Nepal, Russia e Cina, rispetto al ceppo Delta originale altamente contagioso, che ora si è diffuso in 85 Paesi (ultimo dato Oms).
Alcuni virologi, indiani e non, mettono però in discussione l’etichetta Voc associata alla variante Delta plus. “Non ci sono ancora dati per supportare” questa classificazione, ha detto la scienziata Gagandeep Kang. “C’è bisogno di informazioni biologiche e cliniche per considerare se si tratta veramente di una variante di preoccupazione”.
La variante Delta plus contiene un’ulteriore mutazione chiamata K417N sulla proteina Spike del coronavirus pandemico, che è stata trovata anche nelle varianti Beta e Gamma (identificate in origine in Sudafrica e Brasile).
Pur con 166 esempi di Delta plus condivisi sul database globale Gisaid, “non abbiamo molte ragioni per credere che questa sia più pericolosa della variante Delta originale”, aggiunge sulla stessa linea di pensiero Jeremy Kamil, virologo del Louisiana State University Health Sciences Center di Shreveport. Mentre Anurag Agarwal, direttore del Csir-Institute of Genomics and Integrative Biology, con sede a Delhi, uno dei 28 laboratori indiani coinvolti nel sequenziamento genomico, ha affermato che “tutti i lignaggi della variante Delta sono” considerati “varianti preoccupanti”, quindi nulla di insolito a etichettare come tale anche la Delta plus. Un punto, però, è certo: “E’ giusto tenere d’occhio la variante”, conclude Kamil.