(Adnkronos) –
“Quarantena” per i contatti stretti di chi ha il vaiolo delle scimmie “e vaccinazione ad anello”, cioè quella strategia che parte dal coprire chi ha più probabilità di essere infettato da un virus. E’ la strategia che adotterebbe Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, per contenere il Monkeypox virus.
L’Organizzazione mondiale della sanità non ha consigliato al momento queste due azioni, e ha precisato che i contatti dei casi si devono monitorare per 21 giorni (periodo massimo di incubazione del virus), potendo però continuare le loro attività quotidiane di routine. “Ma, alla luce di tutto quello che abbiamo subito con Sars-CoV-2, a mio avviso un piccolo eccesso di prudenza non guasta”, sottolinea Crisanti all’Adnkronos Salute. “Io farei la quarantena dei contatti”, spiega: “Si tratterebbe di una decina, 14 giorni. E poi vaccinazione: sicuramente i contatti dei casi li vaccinerei tutti”, afferma il virologo che, invece, “non” riterrebbe “necessario in questa fase vaccinare personale sanitario e di laboratorio”.
“La prima domanda da porsi è perché avviene questa diffusione di vaiolo delle scimmie adesso e in queste dimensioni, quando questa è una malattia che in qualche modo è conosciuta da tantissimo tempo: ci sono stati già episodi di diffusione del vaiolo delle scimmie in passato anche in America, e poi in Africa è una malattia abbastanza comune. Riguardo a questa domanda, una possibilità potrebbe essere che si è raggiunto un punto critico nel rapporto tra suscettibili e resistenti al virus”.
Per l’esperto, questo focolaio che si sta rilevando in più Paesi in simultanea, a più latitudini, con numeri che crescono e sono previsti in aumento, “potrebbe benissimo essere dovuto al fatto che si è raggiunto un rapporto critico tra vaccinati e non vaccinati, che di fatto ne favorisce la trasmissione in alcune situazioni”, spiega. “I vaccinati contro il vaiolo sono resistenti, sono coperti contro Monkeypox virus – sottolinea -. E’ come se ci fosse di fatto un’immunità di gregge: siccome questo virus ha un indice di trasmissione bassissimo, basta anche una percentuale relativamente bassa di persone protette per bloccare la trasmissione. Però chiaramente più passa il tempo e più il rapporto tra vaccinati e non vaccinati diminuisce”, aumentando le generazioni non protette (non si vaccina più contro il vaiolo da inizio anni ’80). “Questa è la cosa più probabile a mio avviso”, ragiona Crisanti.