(Adnkronos) –
Al 31 maggio risultano 557 i casi di vaiolo delle scimmie confermati nel mondo, di cui 321 nell’Ue/Spazio economico europeo e fra questi vengono conteggiate 14 infezioni segnalate dall’Italia. Sono i dati dell’ultimo aggiornamento dell’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. In meno di una settimana il conteggio è salito di 202 casi in Ue/See (e di 9 in Italia). Fuori dall’Unione europea, è il Regno Unito il Paese in cui il bilancio di monkeypox è salito di più: in 6 giorni si sono aggiunti un centinaio di casi, raggiungendo quota 179.
In Ue i Paesi con più casi di Monkeypox confermati sono la Spagna che ne ha censiti 120 (+69 dal 25 maggio) e il Portogallo che ne conta 96 (+59). In totale gli Stati membri che hanno casi confermati sono 17. Fuori dall’Ue/See sono in totale 236 le infezioni confermate in Paesi non endemici: oltre ai 179 casi britannici, ne risultano 26 in Canada, 15 negli Usa, e i rimanenti sono distribuiti fra Argentina (2), Australia (2), Israele (2), Messico (1), Svizzera (4), Thailandia (1), Emirati Arabi Uniti (4). La maggior parte dei casi al di fuori di Regno Unito, Canada e Stati Uniti risulta collegata a viaggi. Tuttavia, vengono segnalati anche casi senza storia di viaggio nota, contatti con altri casi, animali o collegamenti con eventi specifici.
Il vaiolo delle scimmie – spiega l’Ecdc nel suo aggiornamento – è attualmente l’infezione da orthopoxvirus più diffusa nell’uomo dopo l’eradicazione del vaiolo e la cessazione della vaccinazione universale contro il vaiolo. Nelle aree endemiche, il virus circola probabilmente tra un certo numero di mammiferi, sebbene non vi sia alcun serbatoio noto. Occasionali eventi di spillover negli esseri umani generano focolai. La maggior parte dei casi del focolaio che sta interessando i Paesi non endemici in questi giorni riguarda giovani uomini, che si autoidentificano come Msm (maschi che fanno sesso con maschi).
L’Ecdc precisa che non sono stati registrati morti legati a questa infezione. La presentazione clinica è generalmente descritta come lieve e la maggior parte dei casi presenta lesioni sui genitali o nell’area perigenitale, indicando che la trasmissione è probabilmente avvenuta per stretto contatto fisico durante le attività sessuali. Diversi Paesi hanno segnalato casi che sembrano essere collegati ad eventi che si sono svolti in Spagna (Madrid e Isole Canarie) e Belgio (Anversa). Tuttavia, molti Paesi segnalano anche casi senza alcun legame epidemiologico noto con viaggi all’estero, contatti con altri casi, animali o partecipazione a eventi specifici. “L’Ecdc – si legge nella nota – sta monitorando attraverso attività di intelligence epidemiologica. Si sono svolti incontri multilaterali tra i Paesi colpiti, l’Oms Europa e l’Ecdc per condividere informazioni e coordinare la risposta. Ed è stato creato un processo in ‘EpiPulse’ (portale europeo di sorveglianza per le malattie infettive) per consentire ai paesi di condividere informazioni”. L’ultima valutazione rapida del rischio risale al 23 maggio.