Onestamente ancora non se ne sa molto, salvo il fatto che – almeno questo – non si tratta di qualcosa di letale, non dovrebbe lasciare strascichi una volta passata, e che il contagio avviene attraverso il contatto attraverso il ‘droplet’ ed i fluidi organici.
Fermo restando inoltre che nel Paese non si contano casi tali da far temere circa la sua velocità di penetrazione nella società.
Ad ogni modo, onde evitare disattenzioni (sempre meglio prevenire dopo la ‘lezione’ del Covid), oggi il ministero della Salute ha deciso di firmare una circolare dove viene spiegata la situazione e, sopratutto, dà indicazioni sulla segnalazione dei casi, il tracciamento dei contatti e, con precisione, dettami sulla gestione dei casi dell’ormai noto ‘Monkeypox’, o Vaiolo delle scimmie.
Leggiamo quindi insieme ciascuna delle indicazioni suggerite dal ministero:
“La vaccinazione post-esposizione (idealmente entro 4 giorni dall’esposizione) al virus del vaiolo delle scimmie, può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici”.
“L’adozione di contromisure di tipo medico farmacologico, inclusi specifici antivirali, può essere presa in considerazione nell’ambito di protocolli di uso sperimentale o compassionevole, in particolare per coloro che presentano sintomi gravi o che possono essere a rischio di scarsi risultati, come le persone immunodepresse”.
Inoltre, si legge ancora nella circolare, “in specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, potrebbe essere richiesta l’applicazione di misure quarantenarie”.
“Attualmente si conosce poco sull’idoneità delle specie animali europee peri-domestiche (mammiferi) a fungere da ospite per il virus del vaiolo delle scimmie. Tuttavia si sospetta che i roditori, e in particolare le specie della famiglia degli Sciuridae (scoiattoli), siano ospiti idonei, più dell’uomo, e la trasmissione dall’uomo agli animali (da compagnia) è quindi teoricamente possibile”.
“Un tale evento di spill-over potrebbe in ultima analisi portare il virus a stabilirsi nella fauna selvatica europea e la malattia a diventare una zoonosi endemica”. Un monito quest’ultimo che ricalca lo stesso avvertimento espresso pochi giorni fa anche dall’Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie).
Tuttavia, spiega ancor in merito la circolare, ”La probabilità di trasmissione dell’infezione da virus del vaiolo delle scimmie agli operatori sanitari che indossino dispositivi di protezione individuale appropriati (camice monouso, guanti monouso, copriscarpe o stivali monouso, protezione respiratoria tipo Ffp2 e protezione degli occhi con occhiali o visiera) è molto bassa e la malattia ha un impatto stimato basso, il che porta a un rischio complessivo basso”.
Tuttavia, ”La trasmissione agli operatori sanitari esposti a pazienti affetti da Mpx è possibile, dato il rischio di trasmissione di altri orthopoxvirus, come il vaiolo. In ambito sanitario, la prevenzione della trasmissione si basa su adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni. Si ritiene che l’Mpx si trasmetta principalmente attraverso droplet e il contatto diretto con i fluidi corporei o il materiale delle lesioni. Quindi il rischio per gli operatori sanitari che hanno contatti ravvicinati non protetti con casi di Mpx (ad esempio contatto con lesioni aperte senza guanti, intubazione o altre procedure mediche invasive) è valutato come moderato, equivalente a quello di un contatto ravvicinato”.
Come spiega ancora il ministro della Sanità, ”L’esposizione professionale e l’infezione da orthopoxvirus sono state occasionalmente segnalate tra il personale di laboratorio che maneggiava campioni contenenti il virus. Il rischio di esposizione professionale è stimato basso per il personale di laboratorio formato che segue procedure di biosicurezza adeguate. Mentre l’esposizione professionale non protetta in laboratorio, che comporta in particolare lo spandimento di materiale o l’aerosolizzazione con esposizione delle mucose, comporta un’alta probabilità di infezione e un rischio moderato di malattia (a causa della modalità di esposizione diretta alle mucose), pertanto il rischio per il personale di laboratorio esposto è valutato come elevato”.
C’è inoltre da sapere che, “I poxvirus come il vaiolo delle scimmie mostrano una straordinaria resistenza all’essiccazione e una maggiore tolleranza alla temperatura e al pH rispetto ad altri virus capsulati. Queste caratteristiche hanno un forte impatto sulla loro persistenza ambientale: i materiali provenienti da pazienti infetti (ad esempio le croste cutanee), oppure oggetti contaminati come ad esempio le lenzuola, rimangono infettivi per lungo tempo”. Dunque, raccomanda la circolare, di dedicare tempo e precisione alla pulizia, dando anche consigli sulla pulizia e la disinfezione di stanze, superfici e indumenti entrati in contatto con una persona infetta.
Ecco ad esempio come provvedere alla pulizia di una stanza che stata abitata da un soggetto colpito dal vaiolo delle scimmie: “deve essere effettuata senza sollevare molta polvere o provocare la formazione di aerosol con normali prodotti per la pulizia, seguiti da una disinfezione con ipoclorito di sodio allo 0,1% (diluizione 1:50, se si usa candeggina domestica, di solito a una concentrazione iniziale del 5%). Occorre prestare particolare attenzione alle superfici e ai servizi igienici toccati di frequente. Gli indumenti e la biancheria contaminati devono essere raccolti e lavati a cicli di 60°C”.
Tuttavia, rassicura anche la circolare circa l’impiego di prodotti da usare per l’igienizzazione, “i poxvirus sono sensibili ai comuni disinfettanti, sebbene possano esserlo meno ai disinfettanti organici rispetto ad altri virus capsulati, a causa del ridotto contenuto di lipidi dell’involucro”. Poi, ovviamente, da non dimenticare che bisogna sempre “utilizzare attrezzature monouso per la pulizia (panno, spugna, eccetera)“, e se non sono disponibili devono essere poste in una soluzione disinfettante efficace contro i virus o in ipoclorito di sodio allo 0,1%. Se non è disponibile nessuna delle due soluzioni, il materiale deve essere eliminato”. Infine, “per quanto riguarda invece garze o altro materiale imbevuto di liquido di lesione o contenente croste provenienti dal caso di Vaiolo delle scimmie, devono essere preferibilmente gestiti in una struttura sanitaria come rifiuti speciali“.
Max