Home ATTUALITÀ Vaiolo delle scimmie e vaccino: cosa dicono Bassetti, Galli e Gismondo

    Vaiolo delle scimmie e vaccino: cosa dicono Bassetti, Galli e Gismondo

    (Adnkronos) – Il moltiplicarsi di casi di vaiolo delle scimmie nel mondo potrebbe far scattare nelle prossime ore la dichiarazione dell’Oms di emergenza internazionale. Intanto per far fronte al virus alcuni Paesi come la Spagna pensano a riproporre la vaccinazione anti-vaiolo umano, una mossa che però non convince gli esperti di casa nostra.  

    Galli – “Non avrebbe nessun senso tornare al vaccino anti vaioloso. Non serve ora. Credo che la faccenda possa essere gestita in maniera diversa. Il rapporto costo-beneficio non è tale da reintrodurre un vaccino che, tra l’altro, non è una passeggiata gratis: ha una serie di effetti collaterali. E il rischio di questi effetti, bilanciato al rischio di prendere l’infezione, mi fa dire che non vale assolutamente la pena di vaccinarsi”. A dirlo, all’Adnkronos Salute, Massimo Galli, già direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano in merito all’utilità di reintrodurre la vaccinazione contro il vaiolo come protezione dal virus all’origine delle recenti infezioni segnalate nel mondo, e contro le quali sembrano avere una maggiore tutela le persone vaccinate. Per Galli, invece, “è importante andare a vedere da dove questa infezione parte. E seguire con molta attenzione i contatti. In questo modo si dovrebbe chiudere la vicenda in un tempo ragionevole. Mi auguro davvero che sia così. Se non sfugge qualcosa, se le cose vengono fatte bene, non dovremmo avere grandi problemi se non un ulteriore monito sul fatto che la natura va maneggiata con cura. Dobbiamo moltiplicare le attenzioni sui rischi sanitari”.  

    Elevare a emergenza internazionale il vaiolo delle scimmie? “L’ipotesi dell’Organizzazione mondiale della Sanità credo sia un atto dovuto, fino a un ulteriore chiarimento della situazione. Non si può certo lasciar passare un fenomeno con queste caratteristiche senza lavorarci sopra, seppure non ci sono gli elementi di un allarme”, sostiene l’infettivologo. “Per poter rapidamente risolvere questo fenomeno, come tutti speriamo – conclude – bisogna gestire le cose al meglio e lo strumento dell’emergenza sanitaria serve anche per allertare i sistemi sanitari di tutti i Paesi”.  

    Bassetti – “Non possiamo dire alla popolazione ‘da domani vi vacciniamo contro il vaiolo’, perché vorrebbe dire che siamo di fronte ad una emergenza. Si può valutare eventualmente una immunizzazione contro il vaiolo sugli operatori sanitari e su alcune categorie a rischio, se ce ne sono. Ma non è il momento di estendere vaccinazione. Aspettiamo come evolvono i casi e poi si deciderà”. Così all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, torna sulla possibilità di riprendere le vaccinazioni anti-vaiolo, visti i casi anche in Italia di vaiolo delle scimmie.  

    Mentre l’innalzamento del livello dell’emergenza deciso dall’Oms “è corretto per una sensibilizzazione di tutto il mondo sanitario e medico nel mondo afferma Bassetti – se hai un caso sospetto devi saperlo riconoscere. Questo ci consentità di individuare prima i contagi, isolarli e intervenire nel modo corretto”.  

    Lopalco – “La dichiarazione di evento di emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale è un fatto tecnico. Se una malattia infettiva emergente travalica i confini di più Stati, l’Organizzazione mondiale della sanità è tenuta ad intervenire con azioni di coordinamento. Per esempio imponendo la segnalazione obbligatoria dei casi”. Lo spiega all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento, in merito alla possibilità che l’Oms classifichi il vaiolo delle scimmie come emergenza internazionale. “In ogni caso esistono dei criteri per dichiarare un’emergenza internazionale, definita tecnicamente con la sigla Pheic, ed è a quelli che si attiene l’Oms”.  

    Quanto all’ipotesi di riproporre il vaccino contro il vaiolo, secondo Lopalco “non ha senso la vaccinazione estesa. Questo perché non è una patologia diffusa; la probabilità di diffusione è bassa, inoltre la gravità clinica non è tale da impensierire più di tanto la sanità pubblica”. Per Lopalco, in ogni caso, “la disponibilità del vaccino può essere utile solo quando ci sia stata una probabile esposizione a un caso confermato”. 

    Gismondo – “Avere attenzione per qualsiasi virus che amplifichi il suo raggio d’azione è assolutamente giusto e, come ci ha insegnato Covid, farlo rapidamente è ancora più importante. Ma la gente deve sapere che stiamo agendo non contro una possibile pandemia, né deve associare il vaiolo delle scimmie al vaiolo umano”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. Il ‘monkeypox’ è infatti “una patologia per fortuna molto meno grave. Casi di questa infezione, in numero ridotto, si sono avuti anche nel passato e di solito – ricorda la microbiologa – queste microepidemie si sono autolimitate”.  

    “Se l’Organizzazione mondiale della sanità dichiarerà il vaiolo delle scimmie un’emergenza sanitaria pubblica internazionale, credo proprio che lo farà perché su Covid è stata invece accusata, e giustamente, di ritardi con un mancato coordinamento almeno nelle fasi iniziali della pandemia”. Un’eventuale dichiarazione Pheic (Public Health Emergency of International Concern), sottolinea l’esperta, “potrebbe essere utile per favorire un’azione univoca nei confronti di questo virus e limitarne subito la diffusione”.