Tecnicamente si tratterebbe di ‘un trattamento sanitario obbligatorio’, esattamente come accade per la vaccinazione, dunque quanto deciso da Macron in Francia, di dover essere in possesso del green-pass per poter accedere ad eventi in luoghi pubblici (bar, ristoranti, persino treni), da noi dovrebbe invece seguire preciso un preciso iter legislativo.
Come spiega l’ordinario di diritto pubblico all’Università di Roma Tor Vergata (e docente di diritto sanitario alla Luiss), Donatella Morgana all’agenzia di stampa AdnKronos, questo è sì previsto dalla nostra Costituzione, ”Ma ci sono limiti. Deve avvenire con una legge o comunque con una fonte primaria, quindi con il coinvolgimento del Parlamento, quando c’è un interesse alla salute della collettività da tutelare“.
La docente individua infatti – sempre in linea teorica – due differenti strade legate alla politica sanitaria: “quella di rendere il trattamento obbligatorio in modo generalizzato, oppure quella di limitarsi a raccomandarlo. Ci sono paesi che, in relazione ad altre vaccinazioni, diverse rispetto a quella contro il Covid-19, hanno raggiunto l’immunità di gregge attraverso la raccomandazione, dunque cercando di stimolare l’adesione volontaria dei cittadini; altri paesi invece hanno preferito ricorrere all’imposizione della vaccinazione come obbligo. Si tratta di scelte comunque non definitive, che vanno valutate e rivalutate in relazione alla concreta situazione epidemiologica”. Inoltre, spiega ancora la Morgana, ”l’obbligatorietà della vaccinazione può tra l’altro essere prevista dalla legge solo per alcune categorie, in modo ragionevole e con tutte le cautele che sempre vanno adottate verso i soggetti a rischio“.
Ed ancora: “Prevedere la vaccinazione come un onere”. In questo caso, osserva, ”L’onerosità per il soggetto diventa un elemento che l’ordinamento può decidere di introdurre al fine di impedire il contagio rispetto a certe attività o specifici ambienti. Ovviamente anche in questo caso ci deve sempre essere una ragionevole giustificazione alla base della scelta legislativa. Ma non è un provvedimento in sé discriminatorio, purché si rivolga a intere categorie di soggetti e non a singoli individui“.
Dunque, rimarrà la giurista, “Ecco la differenza fra obbligo ed onere: nel primo caso i soggetti sono tenuti a vaccinarsi indipendentemente dalle specifiche attività cui si vogliono dedicare; nel secondo, la vaccinazione è imposta solo se si intende svolgere, ad esempio, una determinata attività o frequentare alcuni ambienti. Ma in entrambi i casi è necessario un intervento normativo. E’ cioè necessaria una legge che lo stabilisca perché si incide sulla scelta dell’individuo rispetto alle proprie cure. Insomma – conclude la Morgana – è indispensabile l’intervento del Parlamento“.
Una ‘premessa‘ che in parte desta grande ‘preoccupazione’ in quanto, a fronte di un’eventuale ‘ondata’ da variante Delta, diverrà per forza di cose riunire il Parlamento in merito all’obbigarietà o meno del vaccino…
Max