Guarda caso, se c’è un appuntamento al quale – previo ‘agognato’ invito – nessun politico italiano è mai mancato, è alla presentazione del puntuale libro di Bruno Vespa. Stavolta poi il giornalista-conduttore di ‘Porta a porta’ ha preteso il ‘top’, invitando nientemeno che il premier Conte il quale, sebbene oberato da temi molto più importanti di un libro solitamente accattivante più nel titolo che nel contenuto – ‘Perché l’Italia amò Mussolini (e come ha resistito alla dittatura del Covid)’, per Mondadori Rai Libri – ha accettato di buon grado.
Come sempre, televisionamente’ parlando, ne è uscito uno scorcio ‘salottiero’ (come nella foto di repertorio), dunque appetibile a tutti i media. Le domande, random, hanno però consentito al presidente del Consiglio, di rinverdire la sua rodata dialettica e, al tempo stesso, di riaffermare l’immagine di un timoniere forte e deciso, certo di tornar a casa dal mare in tempesta.
VACCINO – Inevitabile il tema ‘vitale’ che oggi tiene in ansia il pianeta e, nella fattispecie, l’Italia: “Se le ultime fasi di preparazione (il cosiddetto ‘rolling value’) del vaccino Oxford-Irbm Pomezia-Astrazeneca ) saranno completate nelle prossime settimane, le prime dosi saranno disponibili all’inizio di dicembre”, rassicura Conte. “Già all’inizio avremo i primi due o tre milioni di dosi di vaccino. Altri milioni ci arriveranno subito dopo. La Commissione europea ha commissionato ad Astrazeneca e ad altre società alcune centinaia di milioni di dosi“. In ogni modo, ha ‘avvertito, il premier, “per contenere completamente la pandemia dovremo aspettare comunque la prossima primavera”.
MES – Altro tema caldo, visto il bailamme politico seguito alle sue recenti dichiarazioni, Conte prima rettifica – “non ho mai escluso l’accesso” – E poi spiega strizzando l’occhio a Zingaretti: “Queste decisioni politiche si prendono al tavolo di maggioranza dopo un confronto approfondito. Io ho dato soltanto un contributo per deideologizzare questo tema”. In fondo, assicura ancora, ”I soldi necessari alla sanità possiamo trovarli anche diversamente. Il Mes è un debito. Se ne avremo bisogno, vuol dire che aumenteremo il deficit”.
Obbligato dalla circostanza a coronare il dibattito per dare eco all’occasione, Vespa domanda se il nostro Paese non rischi la figuraccia qualora – unico Paese – decidesse invece di chiedere i fondi del Mes. “Non ho una mia valutazione – replica quindi Conte – Oggettivamente prendo atto che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha detto che, visto che nessuno prende il Mes, ci sarebbe uno stigma per chi lo chiede. Io non so quantificare questo stigma. Non posso prevedere le reazioni dei mercati finanziari”.
Ma, nel caso (replica Vespa con la classica ‘contro-domanda di appoggio’): reagirebbero bene o male? E Conte liquida la questione dicendo poco ma in realtà spiegando tutto fin tropo bene: ”Il Sure (il fondo europeo per finanziare la cassa integrazione) lo prendono tutti. Il Mes no. Se fossimo i soli a prenderlo, questo farebbe scattare un segnale di attenzione nei confronti dell’Italia…”
Max