(Adnkronos) – Il rischio complessivo di miopericardite post vaccinazione anti-Covid è “molto basso” e colpisce 18 persone per milione di dosi somministrate. A confermarlo è un nuovo studio pubblicato su ‘The Lancet Respiratory Medicine’, secondo cui il rischio di infiammazione cardiaca con i vaccini Covid è paragonabile o inferiore rispetto a quello che si rileva con altri vaccini. I dati emergono da una maxi analisi condotta su oltre 11 studi che coprono 395 milioni di dosi di anti-Covid. Per rendere l’idea, gli autori spiegano che se l’incidenza complessiva della miopericardite dopo vaccinazione Covid è stata di 18 casi per milione di dosi, l’incidenza di questa problematica dopo altre vaccinazioni, come l’antinfluenzale, è di 56 casi per milione di dosi.
I giovani si confermano essere i più esposti: i fattori di rischio più elevati per la miopericardite includevano avere un’età inferiore ai 30 anni (40,9 casi per milione di dosi), essere maschi (23 casi per milione di dosi), ricevere un vaccino mRna (22,6 casi per milione di dosi) e ricevere una seconda dose di vaccino (31,1 casi per milione di dosi). “La nostra ricerca suggerisce che il rischio complessivo di miopericardite non sembra essere diverso per questo gruppo di vaccini recentemente approvato contro Covid, rispetto ai vaccini contro altre malattie. Il rischio di tali eventi rari dovrebbe essere bilanciato anche con il rischio di miopericardite da infezione e questi risultati dovrebbero rafforzare la fiducia delle persone nella sicurezza delle vaccinazioni Covid”, afferma Kollengode Ramanathan, cardiologo del National University Hospital di Singapore, e autore corrispondente dello studio.
I ricercatori concludono che questi risultati mostrano la necessità di informare il pubblico della rarità della miopericardite, sottolineando che “i benefici della vaccinazione superano di gran lunga il rischio di questo raro evento avverso”. Gli esperti hanno esaminato in tutto 20 studi se si considerano anche quelli che hanno riguardato altre vaccinazioni come il vaiolo (2,9 milioni di dosi), l’influenza (1,5 milioni di dosi) e altri (5,5 milioni di dosi).
“Segnalazioni di eventi avversi imprevisti, anche se rari e limitati a un selezionato sottogruppo di destinatari del vaccino hanno il potenziale di danneggiare la fiducia delle persone in un punto critico della risposta alla pandemia”, sottolinea in un commento collegato Margaret Ryan della Defense Health Agency e docente dell’University of California a San Diego, non coinvolta nello studio. Lo studio punta a fare chiarezza. E la coautrice Jyoti Somani, specialista in malattie infettive del National University Hospital, Singapore, fa notare: “Il verificarsi di miopericardite a seguito di vaccinazione non Covid potrebbe suggerire che è un effetto collaterale dei processi infiammatori indotti da qualsiasi vaccinazione e non esclusivo delle proteine spike di Sars-CoV-2 nei vaccini o nell’infezione Covid stessa. I rischi di tali eventi avversi rari dovrebbero essere compensati dai benefici della vaccinazione, che includono un minor rischio di infezione, ricovero in ospedale, malattia grave e morte per Covid”.
Gli autori riconoscono alcune limitazioni nel loro lavoro, in particolare il fatto che i risultati includono solo una piccola percentuale di bambini di età inferiore ai 12 anni, ammessi alla vaccinazione solo di recente.