Dalla ricerca italiana arrivano buone notizie sull’efficacia dei vaccini anti Covid contro le varianti: “Tutte le varianti vengono neutralizzate dagli anticorpi sviluppati da chi ha ricevuto l’iniezione-scudo. Addirittura, per quanto riguarda le varianti inglese e nigeriana, la neutralizzazione avviene in misura anche più potente che sul virus pandemico originario”, annuncia Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), che anticipa all’Adnkronos Salute i risultati ottenuti ‘cimentando’ gli anticorpi prodotti da operatori sanitari protetti con due dosi del vaccino a mRna di Pfizer contro un ampio spettro di varianti di coronavirus: quella inglese, la sudafricana, la brasiliana, la nigeriana e anche la cosiddetta ‘variante italiana’, scoperta a Brescia a fine 2020.
“Dopo avere ricevuto la prima dose e il richiamo di vaccino Pfizer, alcuni sanitari volontari hanno donato il sangue per questa analisi – riferisce l’esperto, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica dell’ateneo bresciano e direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili – In questo modo abbiamo potuto osservare che gli anticorpi sviluppati a seguito della vaccinazione erano in grado di neutralizzare non solo il virus originario pandemico, ma anche tutte le varianti ad oggi circolanti”. Nigeriana compresa: una variante rara che, presentando diversi punti di mutazione sulla proteina Spike, bersaglio dei vaccini, destava inizialmente particolare preoccupazione per una sua possibile resistenza.
Adesso la buona notizia: anche il mutante africano viene neutralizzato dagli anticorpi dei vaccinati. Anzi, a quanto pare, “in misura perfino maggiore, come pure la variante inglese, rispetto al virus di Wuhan. Significa che nessuna variante è al momento preoccupante per chi si vaccina”, assicura Caruso. E’ infatti “ipotizzabile”, benché “da provare”, che i risultati emersi dagli studi bresciani possano valere anche per altri vaccini anti-Covid attualmente disponibili.
“Tranne la variante brasiliana, di cui ho avuto l’isolato dal collega di Varese Fabrizio Maggi – precisa il presidente dei virologi italiani – tutte le altre” oggetto delle analisi effettuate “sono state isolate a Brescia ed erano quindi in nostro possesso: quella inglese, che è ormai prevalente in Italia e in Lombardia ha raggiunto percentuali del 90%; quella sudafricana e quella nigeriana, al momento molto poco diffuse sul territorio nazionale; quella italiana”, che presenta caratteristiche molto simili all’inglese e che secondo quanto riportato in dicembre da Caruso circolerebbe in Italia dai primi di agosto.
“Al momento – puntualizza lo specialista – l’osservazione di questo mutante è limitata all’unico paziente in cui l’abbiamo trovato a Brescia. Ancora non lo abbiamo cercato in maniera sistematica. Ma siccome, secondo quanto visto con esperimenti in vitro, presenta una mutazione che potrebbe essere indotta facilmente dai trattamenti con anticorpi monoclonali, la buona notizia dal nostro studio è che, qualora dovesse comparire a seguito di queste terapie, almeno nei vaccinati non dovrebbe produrre problemi”.
Infatti, ribadisce Caruso, “nei test di neutralizzazione condotti abbiamo potuto vedere che tutte quante le varianti vengono neutralizzati dai sieri dei pazienti: se l’inglese e la nigeriana lo sono in misura addirittura più potente rispetto al ceppo originario, con la sudafricana, la brasiliana e l’italiana si osserva una leggera riduzione nella neutralizzazione da parte degli anticorpi dei vaccinati, ma il potere neutralizzante rimane comunque robusto”.
Il fatto che i vaccini anti-Covid sembrino funzionare, pur in misura diversa, contro i mutanti di Sars-CoV-2 oggi circolanti “non stupisce” il presidente Siv-Isv. “Queste varianti – spiega infatti Caruso – si sono generate spontaneamente” quando ancora non c’erano vaccini né anticorpi monoclonali anti-Covid disponibili su larga scala.
“Il virus, in assenza di ogni ostacolo” di tipo farmacologico, “ha corso così a ruota libera riuscendo a replicare e ad adattarsi meglio all’uomo. Le mutazioni alle quali è andato incontro – ragiona l’esperto – erano dettate dalla necessità di centrare questo obiettivo, appunto quello di replicare meglio e di adattarsi meglio all’ospite. Sars-CoV-2 non aveva ancora bisogno di sfuggire alle difese immunitarie indotte dai vaccini, o ad anticorpi veicolati come farmaci. Pertanto, in un certo senso era ovvio che queste mutazioni non fossero importanti ai fini della neutralizzazione da parte degli anticorpi dei vaccinati”.
“E’ adesso, con la disponibilità di monoclonali e vaccini, che bisognerà capire come il virus reagirà ritrovandosi sotto pressione”. Intanto, però, “il messaggio deve essere positivo: tutti devono vaccinarsi senza esitazioni – esorta Caruso – perché finalmente le varianti circolanti non devono più fare paura. Nemmeno la nigeriana