Il rischio di ricovero in ospedale dopo essere rimasti contagiati con la variante Delta (indiana) del coronavirus è quasi doppio rispetto a quello della variante Alfa (inglese), ma due dosi di vaccino forniscono comunque contro di essa una forte protezione, sebbene inferiore rispetto alla variante inglese. E’ quanto rileva una ricerca pubblicata su Lancet, della quale dà conto la britannica Sky News.
Secondo i dati analizzati dai ricercatori, la variante indiana è la forma predominante di coronavirus nel Regno Unito e si ritiene che sia al 60% più contagiosa di quella inglese. Come le precedenti varianti del virus, anche nel caso di quella indiana le persone che corrono più rischi di ospedalizzazione sono quelle con patologie preesistenti.
I vaccini, è stato rilevato, riducono il rischio di ospedalizzazione, ma occorrono 28 giorni dopo la somministrazione della prima dose per riscontrare forti effetti di protezione contro la variante indiana. In particolare, il vaccino Pfizer-BioNTech fornisce contro questa variante una protezione del 79%, rispetto al 92% di protezione con la variante inglese. Per il vaccino Oxford-AstraZeneca, invece, è stata rilevata una protezione del 60% contro le infezioni dovute alla variante indiana, rispetto al 73% della variante inglese.
Secondo gli esperti, il minor effetto del vaccino potrebbe riflettere il fatto che occorre più tempo per sviluppare l’immunità dopo aver ricevuto il vaccino di Oxford.
Lo studio è stato finanziato dal Medical Research Council, UK Research e Innovation Industrial Strategy Challenge Fund e Health Data Research UK (HDR UK) ed è stato sostenuto dal governo scozzese.
Il professor Aziz Sheikh, direttore dell’Usher Institute dell’Università di Edimburgo e responsabile dello studio EAVE II, ha dichiarato: “Nel giro di poche settimane la variante Delta è diventata il ceppo dominante di coronavirus in Scozia. Purtroppo è associato a un aumento del rischio di ospedalizzazione. Anche se forse non sono efficaci come contro le altre varianti, due dosi dei vaccini Pfizer/BioNTech e Oxford/AstraZeneca offrono ancora una protezione sostanziale contro il rischio di infezione e ricovero”.