In questi lunghissimi mesi di ansia ed approssimazione, li abbiamo visti spesso discutere furiosamente tra di loro. Davanti alle telecamere è anche capitato che si siano mostrati in palese contraddizione, l’uno contro l’altro eppure, hanno avuto dal governo la massima fiducia disponibile al punto che, senza pensarci più di tanto, è stato appositamente creato un Comitato scientifico, deputato a ‘gestire’ per oltre 2 mesi la vita degli italiani.
Sono i virologi, categoria fino poco prima di gennaio pressoché sconosciuta, salvo per uno di loro, perché candidato al Premio Nobel. Ma come spesso capita, nel ‘mazzo’, grazie all’avventatezza di buona parte dei media, hanno avuto modo di dire loro anche ‘studiosi’ forse più impegnati ad auto-promuoversi che a partecipare alla causa comune. Ad ogni modo.
Dunque, per oltre due mesi abbiamo assistito ad una situazione che, rivista oggi al replay, ha del ‘surreale’. Da un lato medici ed infermieri – specialmente al Nord – a ‘dare il sangue’ per aiutare quanta più gente possibile. Operatori sanitari (dagli infermieri ai portantini), che hanno ‘riposato’ mediamente 3 ore su 24 ogni giorno, sfidando a loro volta la sorte.
Senza contare poi l’indotto a loro legato che, dagli operatori del 118 agli addetti dei servizi funebri (ma anche i medici di base, i tutori dell’ordine, i vigili del fuoco, la Cri, ecc.), che per giorni giorni si sono prodigati nel dare una mano.
In tutto questo, tranne (sulla dita della mano) un pugno di quanti ‘realmente’ in trincea, il resto dei virologi ha continuato a ‘pontificare’, ‘dedurre’, supporre’, sempre in rigorosa diretta tv ma, all’atto pratico, più che raccomandare di restare a casa – cosa che più che ovvia in questi casi – poco hanno saputo dire.
Ora non vogliamo certo ‘criminalizzare’ o puntare il dito contro una categoria (anche perché non ne avremmo le conoscenze per farlo), certo è che però non tutti tra questi hanno dato prova di affidabilità.
Così, altrettanto ovvio che per superare quest’ondata di contagi esistono soltanto due possibilità (aspettare il vaccino, od individuare dei farmaci in grado di affievolire la pericolosità delle conseguenza dal contagio, così da poterlo controllare), per il resto – mascherine, guanti, gel e distanziamento – non abbiamo al momento altre armi.
Tuttavia, da qualche giorno i nostri studiosi hanno convenuto che la battaglia si può vincere anche attraverso la comune vaccinazione antinfluenzale, motivo per cui, il ministero della Salute sta per emettere una circolare che ‘raccomanderà’ l’immunizzazione per i bambini fino a 6 anni, per gli over 60 (mentre prima era rivolta agli over 65), e per gli operatori sanitari e per quanti lavorano nelle Rsa.
Non è chiaro se questo vaccino sarà obbligatorio o meno, è stato infatti usato il termine ‘raccomandabile’.
Da quanto si è capito ‘l’idea’ è di portare al minimo la circolazione del virus influenzale quindi, chi tra i vaccinati, ‘accuserà’ chiari segni d’influenza, è molto probabile che manifesti i primi segnali di contagio da Covid-19.
Tuttavia, riflettiamo, a quel punto sarà comunque bene provvedere al tampone.
E se così fosse, tanto valeva, se proprio dobbiamo spendere ‘miliardi’ per una campagna di vaccino anti-influenzale (che faranno sicuramente in pochi), investire in tamponi che, ripetiamo, al momento restano (a detta degli stessi studiosi), l’unico strumento affidabile per diagnosticare i contagi.
Ma così è stato deciso ed oggi, quale ‘endorseer’ d’eccellenza di questa proposta, è sceso in campo anche il noto virologo Fabrizio Pregliasco (del Cts), il quale ha affermato che “E’ doveroso rilanciare la vaccinazione anti-influenzale, dato il rischio di una seconda ondata di Covid-19. Dunque ben venga la circolare del ministero”.
Il virologo ha denunciato che, a suo avviso, l’anti-influenzale “ha risentito pesantemente della campagna no-vax. Negli ultimi anni le coperture sono un po’ risalite, ma siamo ancora al 50% degli over 65 e a meno del 20% fra gli operatori sanitari. Non va bene. Quanto alla composizione dei nuovi vaccini per la prossima stagione influenzale – ha poi spiegato Pregliasco – possiamo dire che è stata stravolta rispetto all’anno scorso. Ormai abbiamo vaccini quadrivalenti e trivalenti adiuvati. Il 28 febbraio scorso sono state emanate le raccomandazioni dell’Oms sulla composizione del vaccino antinfluenzale per la stagione 2020/2021 (emisfero Nord)”.
A tal proposito, ha tenuto a ricordare l’Istituto superiore della sanità, le indicazioni prevedono l’inclusione dei seguenti ceppi nei vaccini quadrivalenti, ottenuti in uova embrionate di pollo:
A/Guangdong-Maonan/SWL1536/2019 (H1N1)pdm09-like virus; A/Hong Kong/2671/2019 (H3N2)-like virus; B/Washington/02/2019 virus (lineaggio B/Victoria); B/Phuket/3073/2013 virus (lineaggio B/Yamagata).
Di questi elencati, tiene a sottolineare il virologo, ”I primi tre sono nuovi”.
Infine, nel caso dei vaccini trivalenti, l’Oms raccomanda l’inserimento “del nuovo ceppo” B/Washington/02/2019 -like (lineaggio B/Victoria), in aggiunta ai due ceppi di tipo A sopra citato. Per i vaccini ottenuti su colture cellulari: A/Hawaii/70/2019 (H1N1)pdm09-like virus; A/Hong Kong/45/2019 (H3N2)-like virus; B/Washington/02/2019 virus (lineaggio B/Victoria); B/Phuket/3073/2013 virus (lineaggio B/Yamagata). Nel caso dei vaccini trivalenti, l’Oms raccomanda l’inserimento del nuovo ceppo B/Washington/02/2019 -like (lineaggio B/Victoria), in aggiunta ai due ceppi di tipo A. Il nuovo vaccino conterrà, dunque, nuove varianti antigeniche di tipo A: quelle di sottotipo H1N1 sostituiranno il ceppo A/Brisbane/02/2018, mentre quelle si sottotipo H3N2 sostituiranno il ceppo A/Kansas/14/2017 ed una nuova variante antigenica di tipo B che sostituirà il ceppo B/Colorado/06/2017 (lineaggio B/Victoria).
Max