“Tra i casi analizzati, oltre il 98% dei volontari ha sviluppato una risposta immunitaria umorale e il 100% una risposta immunitaria cellulare”. C’è dunque poco da scherzare sull’efficacia dello ‘Sputnik V’, il vaccino anti-Cobid prodotto e distribuito in Russia già dalla scorsa estate, sul quale, a causa della mancanza di adeguate informazioni e studi, gli scienziati europei mostravano legittimamente dubbi.
Come rivela invece uno studio pubblicato già da qualche giorno da ‘The Lancet’, somministrato attraverso 2 dosi, con una distanza di 21 giorni di tra l prima e la seconda inoculazione, il vaccino russo mostra un’efficacia del 91,6% contro il coronavirus. Covid-19. Oltretutto, riferisce lo studio, rispetto al gruppo preso come campione (per una forbice di età compresa tra i 18 ed i 60 anni), gli effetti ‘benefici’ dello ‘Sputnik V’, avrebbero assicurato una protezione anche per gli over 60. La fase 3 (che ha avuto luogo lo scorso novembre in 25 ospedali di Mosca), ha anche appurato effetti avversi, ma tutti Inn forma lieve, per il 94% dei casi. ‘The Lancet’, ha dunque avvalorato quanto finora annunciato dal Gamaleya National Research Centre of Epidemiology and Microbiology (interno al ministero della Salute della Federazione Russa), e dal Russian Direct Investment Fund (il fondo sovrano Rdif). Lo studio, attesta sia l’efficacia che la sicurezza seguita alla sperimentazione di fase 3 sul vaccino russo, già usato su ben 20mila partecipanti. Nello specifico, il ‘prodotto scudo’ (concepito sull’adenovirus), è stato attentamente studiato e monitorato sull’esame di 78 casi di pazienti contagiati dal coronavirus, 62 dei quali inseriti nel gruppo placebo e 16 nel gruppo vaccino.
Dunque, si legge nello studio, “alle analisi condotte, il livello di anticorpi neutralizzanti dei volontari vaccinati con Sputnik V è risultato 1,3-1,5 volte superiore al livello di anticorpi dei pazienti che sono guariti da Covid“. Nell’ambito degli ‘effetti collaterali’, i più temuti ‘eventi avversi gravi’ (ovvero tali da richiedere il ricovero ospedaliero), “sono stati rari sia nel gruppo placebo che in quello del vaccino (0,2%), e nessuno è stato ritenuto associato alla vaccinazione“. Come dicevamo abbastanza blandi invece gli effetti collaterali registrati, come”lievi sintomi simil-influenzali, dolore al sito di iniezione e debolezza”. Inoltre è stato appurato che dei 4 decessi verificatesi nella fase di studio, nessuno è stato correlato all’inoculazione del vaccino.
Mentre la sperimentazione prosegue, per aver il massimo della sicurezza, come spiega il professor Hildegund CJ Ertl, professore del ‘The Wistar Institute’ (Usa): ”Il vaccino è efficace al 100% nel prevenire malattie gravi o morte, che è il parametro più cruciale. Anche dopo una singola dose, la protezione contro la malattia era dell’87,6%“.
Dal canto suo, Inna V Dolzhikova, co-autore principale dello studio, afferma che “La nostra analisi ad interim ha mostrato un’elevata efficacia, immunogenicità e un buon profilo di tollerabilità nei partecipanti di età pari o superiore a 18 anni. Fermare la pandemia richiede l’introduzione di più vaccini basati su differenti meccanismi d’azione per coprire le diverse esigenze sanitarie globali. Il nostro vaccino, insieme ad altri, aiuta a diversificare la pipeline mondiale”.
Come commenta anche Alexander Gintsburg, direttore del Gamaleya Research Institute, “La pubblicazione di dati revisionati a livello internazionale sui risultati degli studi clinici di Sputnik V è un grande successo nella battaglia globale contro la pandemia”.
Oggi, ha quindi concluso David Livermore, della University of East Anglia (Uk): “Il mondo ha bisogno di tutti i buoni vaccini che può ottenere contro Covid. E lo Sputnik V è il primo vaccino a vettore adenovirus a raggiungere l’efficacia del 90% osservata con i due vaccini a mRna. La temperatura di conservazione del prodotto è, fra le altre cose, tra 2 e 8° C, il che consente una distribuzione più semplice in tutto il mondo“.
Ricordiamo che, attualmente, in tutto il pianeta sono ben 64 i vaccini in fase di valutazione clinica, con 13 dei quali già alla fase 3. Altri 173 sono invece in analisi preclinica.