Vaccini, obbligo solo per emergenze?

Resta uno dei temi più complessi e intricati a cui le autorità sono chiamate di porre in evidenza risposte e indicazioni, prescrizioni o ‘limitazioni’. Quello dei vaccini, in questi anni, è divenuto un argomento bollente, con crescenti schiere di persone e istituzioni, associazioni e enti che si rifiutano di accettarli ‘in quanto tali’ tanti altri che non vorrebbero averli affatto e, invece, molti altri che li accettano e che li definiscono necessari e fondamentali.
Ora si torna a parlare di obbligatorietà o meno.
Obbligo di vaccinazioni ma solo in caso di emergenze sanitarie. Questo è il fulcro del tessuto normativo dei M5S-League sui vaccini, presentato al Senato da Stefano Patuanelli (M5S) e Massimiliano Romeo (Lega) che, in 7 articoli, dettano le disposizioni sul cosiddetto “obbligo flessibile”.
Nell’articolo 5, infatti, vi è il “ritorno” dell’obbligazione in caso di emergenze sanitarie e se vengono riscontrate “deviazioni significative dagli obiettivi stabiliti dal piano nazionale di prevenzione della vaccinazione, tale da creare il rischio di compromettere l’immunità del gruppo” “. In questi casi si verificano le grida straordinarie “che forniscono, ove necessario, l’obbligo di una o più vaccinazioni per alcune coorti di nascita o per le professioni sanitarie”. E il “mancato adempimento degli obblighi” comporterà una multa compresa tra € 100 e € 500. Il decreto legislativo, articolo 7, prevede l’abrogazione del decreto legge Lorenzin del giugno 2017 che inizia “dalla data di entrata in vigore del primo piano nazionale di prevenzione dei vaccini”. L’articolo 3 è dedicato al Piano nazionale, in cui si afferma che “una quota del Fondo sanitario nazionale” è “vincolata al perseguimento effettivo degli obiettivi stabiliti dal piano nazionale di prevenzione del vaccino”. L’articolo 4 è invece dedicato al Registro nazionale dei vaccini per il quale è prevista una “completa attuazione e gestione evolutiva” in aumento rispetto all’importo fissato dalla legge Lorenzin di ulteriori “185.000 per l’anno 2018 e di 80.000 euro all’anno rispetto all’anno” 2019 “.