Sui vaccini anti covid in Italia “dobbiamo essere ottimisti e allo stesso tempo cauti nell’estendere le vaccinazioni alle fasce più giovanili, e soprattutto sui bambini io sarei prudente perché il rapporto beneficio/rischio è molto meno evidente”. Lo dice all’Adnkrons Salute il virologo Francesco Menichetti, primario di malattie infettive all’ospedale di Pisa, alla vigilia del possibile via libera dell’Agenzia europea del farmaco Ema al vaccino Pfizer/BioNTech per la fascia di età 12-15 anni.
Quale potrebbe essere il rischio? “Più che porre l’enfasi sui rischi che – ricorda Menichetti – comunque sono venuti fuori vaccinando (non sono emersi dagli studi registrativi ma da quella fase che si chiama post marketing sorveillance e cioè dall’osservazione dei vaccinati, vedi il caso dei fenomeni trombotici), dobbiamo pensare che il rischio potenziale di un vaccino relativamente nuovo lo accetti in virtù di un beneficio che è molto consistente. Ed è così nella fascia più avanzate di età. Ma mano a mano che scendi con l’età – ricorda il virologo – questo beneficio si riduce. Per questo dico riflettiamo. Nel vaccinare i più giovani c’è sicuramente il vantaggio offerto da questa potenziale riduzione delle circolazione del virus però direi ‘ragioniamoci ancora’”.
Se fossi un genitore? “Sarei più riflessivo. Non voglio dire ‘no’ ma prudenza, che valga in tutti i sensi: dobbiamo trarre il maggior beneficio correndo il minimo rischio”, ribadisce. Quanto al via libera in arrivo per i 12-15enni dall’Ema, Menichetti ricorda che “quelle sono autorizzazioni che derivano da sperimentazioni dell’industria farmaceutica la quale, giustamente, cerca di produrre dati sull’efficacia del suo vaccino. Poi sulla politica vaccinale – aggiunge – ripeto: se noi andiamo dritti all’immunità di gregge è chiaro che dobbiamo estendere. Ma visto come sta andando – conclude Menichetti – mi dedicherei più a rifinire le decadi più anziane e i fragili”.