In un altro articolo spieghiamo che in ambito sanitario (ospedali, Asl e Rsa), circa 50mila tra medici ed infermieri, malgrado per loro sia obbligatorio, in circa 50mila risultano non ancora vaccinati.
Tuttavia, sebbene gli italiani che ‘per libera scelta personale’ si sono vaccinati (tra prima dose e ciclo completo) sono ad oggi oltre 45 milioni, le ‘autorità sanitarie’ continuano a ‘martellare’, soprattutto ad indirizzo di quei quasi 2 milioni di over 60 che mancano ancora all’appello. Fin qui tutto ok, siamo d’accordo: del resto, i risultati benefici dell’inoculazione sono sotto gli occhi di tutti.
Certo, poi capitano ‘sviste clamorose‘: come autorizzare – in occasione degli Europei di Calcio – ‘senza quarantena‘, l’arrivo di ben 3mila tifosi gallesi nella Capitale, pur sapendo che ‘brutta‘ situazione stia vivendo l’Inghilterra con la temutissma variante Delta. Vabbè, torniamo a noi…
Ciò che però onestamente lascia un po’ interdetti, è la fretta con la quale si sta spingendo alla vaccinazione anche fasce d’età ‘premature’, come nel caso degli adolescenti della fascia 12-16 anni. Ma non solo, Pfizer starebbe concludendo i ‘test’ per poter avere dall’Ema il via libera alla somministrazione dei bimbi più piccoli.
Premesso che i test relativi alla fascia 12-15 anni, specie in Usa, hanno riguardato un campione di circa 3mila ragazzini, c’è anche da tenere conto quanto ‘già anticipato’ dall’attendibilissima Israele, secondo cui, nella fascia d’età over 30 sono state – come al solito – riscontrati ‘rari episodi di miocardite’, risoltisi dopo pochi giorni.
Nessuno asserisce che la vaccinazione non sia risolutiva anzi, chi scrive ‘l’ha fatto con grande voglia di farlo’ ma, ribadiamo, di qui a sottoporlo ad un figlio di soli 12 anni, non è certo un’ipotesi che incoraggia. Anzi. Tuttavia anche oggi la Società italiana di pediatria, ha ribadito la sua adesione alla vaccinazione Covid-19 per “tutti i bambini e gli adolescenti di età pari o superiore a 12 anni privi di controindicazioni per gli specifici vaccini autorizzati per età”.
Analizzando però i ‘numeri’ relativi a questi quasi due anni di pandemia, si legge – dati del ministero della Salute – che in Italia sono stati accertati 4.218.979 casi di contagio, e che i decessi ad oggi sono stati 127.291. Ebbene in questo lasso di tempo i bimbi della fascia 0-9 anni (poco più di 230mila quelli contagiati), deceduti sono stati 11 mentre, per quanto riguarda quella 10-19 anni (circa 400mila contagiati), i morti sono stati 15, tra l’altro non sappiamo se si tratta di ‘creature’ afflitte anche da altre patologie.
Insomma, in termini di mortalità i rischi sono veramente ‘rari’, il discorso è però come sempre rivolto ai ‘grandi’. Se un ragazzino viene contagiato a scuola, tornando a casa ha buone probabilità di contagiare a sua volta genitori e nonni con conseguenze molto più serie. Ma se nel frattempo i grandi sono tutti vaccinati? E’ davvero così utile?
Ma dal canto suo la Società italiana di pediatria, oltre che per le cosiddette ‘categorie a rischio’, ritiene comunque la vaccinazione “un approccio valido ed efficace per contrastare l’attuale pandemia, che necessita piuttosto di un intervento vaccinale globale, in tutte le età e in tutti i Paesi del mondo. La tempestività del raggiungimento delle alte coperture vaccinali nelle fasce pediatriche ed adolescenziali permetterà anche di beneficiare di una prossima apertura dell’anno scolastico in sicurezza”.
Insomma ‘non si scappa’: i pediatri propendono convintamente per “l’utilizzo di qualsiasi vaccino Covid-19 (purché approvato da Ema e da Aifa), secondo i tempi e le modalità di somministrazione previsti per le specifiche fasce di età, la somministrazione del vaccino Covid-19 anche senza attenersi a specifici intervalli di tempo rispetto ai vaccini previsti dal vigente Piano nazionale di prevenzione vaccinale, se non quelli minimi necessari per valutare eventuali eventi avversi (15 giorni)” e, aggiungono, “nel caso di minore con anamnesi di pregressa infezione da Sars-Cov-2, un intervallo di almeno 90 giorni tra la diagnosi di infezione o la somministrazione di eventuali anticorpi monoclonali e la prima somministrazione del vaccino Covid-19”.
Inoltre, nel documento fondato su 8 punti in merito al loro sì alla vaccinazione, i pediatri raccomandano anche di “non prescrivere farmaci finalizzati alla prevenzione degli eventuali eventi avversi postvaccinici; guidare gli adolescenti e le loro famiglie verso un percorso vaccinale libero e consapevole; informare i genitori sulle modalità per la gestione dei più frequenti segni e sintomi postvaccinici, ma soprattutto in merito alle tempistiche per contattare il proprio medico di riferimento per beneficiare di ulteriori specifiche informazioni”.
Quindi la ‘chiusa’ finale, dove viene ‘raccomandato’ di “ribadire con forza agli adolescenti ed alle loro famiglie il valore del continuo e costante rispetto delle norme per il contenimento e la diffusione del Sars-CoV-2, anche dopo vaccinazione e fino a quando non verranno formalizzate specifiche indicazioni da parte degli Enti regolatori nazionali”.
https://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=5413&area=nuovoCoronavirus&menu=vuoto
Max