(Adnkronos) – E’ stato registrato nel 2021, durante una riunione nel golf resort di Bedminister, in New Jersey, il tape che potrebbe incastrare Donald Trump nell’inchiesta per le carte segrete. Nella registrazione, che ora è nelle mani del procuratore speciale Jack Smith, l’ex presidente si vanta infatti di avere in suo possesso un documento top secret sul piano di un possibile attacco all’Iran. Secondo quanto riferito, Trump ai partecipanti alla riunione diceva di voler condividere queste informazioni riservate, ma riconosceva che non avrebbe dovuto farlo.
Questa registrazione potrebbe essere per i procuratori federali la prova del fatto che l’ex presidente fosse consapevole delle implicazioni legali e di sicurezza nazionale del fatto che aveva irregolarmente portato via dalla Casa Bianca documenti classificati. I legali di Trump, interpellati dalla Cnn che è stata la prima a rivelare l’esistenza del tape, hanno affermato che l’ex presidente o non sapeva di possedere documenti classificati o li aveva declassificati prima di lasciare la Casa Bianca. “Se hai l’autorità di classificare non sei legato alle procedure burocratiche”, ha affermato James Trusty.
Già dopo la clamorosa perquisizione dell’Fbi a Mar-a-Lago la scorsa estate, durante la quale sono state sequestrate centinaia di documenti classificati, i media americani avevano rivelato che alcuni di questi riguardavano l’Iran. E che gli investigatori sospettavano che Trump avesse voluto portare via questi documenti, invece di consegnargli agli archivi nazionali come prescrive la legge, per soddisfare il suo ego, ritenendo che gli atti della sua presidenza fossero sua proprietà e non del governo americano.
Ora la registrazione proverebbe appunto che Trump era perfettamente consapevole di possedere materiale classificato su cui vi erano dei pesanti vincoli. E questo potrebbe essere l’elemento decisivo per un’eventuale decisione di incriminare l’ex presidente per la vicenda delle carte segrete.
I procuratori non danno maggiori dettagli sulla registrazione o sulla riunione durante la quale è stata fatta, ma Mark Meadows, l’ex capo dello staff di Trump, nel suo libro “The Chief’s Chief” descrive un meeting che sembra corrispondere a quella riunione. Meadows racconta che l’ex presidente parlò di un “rapporto di quattro pagine” presentato da Mark Milley, capo degli Stati Maggiori Riuniti, che “conteneva il piano dello stesso generale per attaccare l’Iran, con un numero massiccio di truppe, qualcosa che lui aveva chiesto più volte di fare a Trump, richiesta sempre negata”.
Ex ufficiali militari negano che Milley – contro il quale spesso Trump si è scagliato in reazione a chi descriveva il generale come un difensore della democrazia contro gli impulsi autoritari dell’allora presidente – abbia mai chiesto di attaccare l’Iran. Ma ricordano che è normale per il Pentagono preparare memo che illustrano varie opzioni per rispondere ad avversari come l’Iran, compresa l’opzione militare.