Oltre che per l’evento – di per sé storico – e non solo per l’illustre presenza, ma per il discorso che Papa Francesco ha pronunciato davanti alla prestigiosa platea del Congresso a stelle e strisce; difficilmente gli americani dimenticheranno gli argomenti toccati dal Pontefice: pena di morte, commercio delle armi, fiducia nei migranti, combattere la violenza del terrorismo fondamentalista, rimettere al centro dell’agenda politica la persona e non le leggi della finanza. Una sorta di ’Angelus domenicale’ per la franchezza e al contempo la fermezza con cui Bergoglio ha conquistato il ’parlamento’ di Wshington, ricevendo convinti ed appasionati applausi tra i presenti Ma andimao per ordione. “Abolizione globale della pena di morte. Sono convinto che questa sia la via migliore, dal momento che ogni vita è sacra, ogni persona umana è dotata di una inalienabile dignità e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini” ha esordito il Santo Padre, affrontando lo ’spinoso’ argomento. Ma anche per quel che riguarda le armi, in un Paese che registra un possesso di armi personali da record, Papa Francesco ha dettato il suo stop: “Essere al servizio del dialogo e della pace significa anche essere veramente determinati a ridurre e, nel lungo termine, a porre fine ai molti conflitti armati in tutto il mondo. Qui dobbiamo chiederci: perché armi mortali sono vendute a coloro che pianificano di infliggere indicibili sofferenze a individui e società?”. Un’impressionante spirale negativa che investe molteplici aspetti dell’umanità, traducendosi in vere e proprie piaghe: “Purtroppo, la risposta, come tutti sappiamo, è semplicemente per denaro: denaro che è intriso di sangue, spesso del sangue innoccente. Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio, è nostro dovere affrontare il problema e fermare il commercio di armi”. Quindi, richiamando la sua dichiarazione appena atterrato – “Sono figlio di migranti” – il Papa è passato ad analizzare il preoccupante e triste fenomeno: “Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti di immigrati. Il nostro mondo sta fronteggiando una crisi di rifugiati di proporzioni tali che non si vedevano dai tempi della seconda guerra mondiale. Questa realtà ci pone davanti grandi sfide e molte dure decisioni. Quando lo straniero in mezzo a noi ci interpella, non dobbiamo ripetere i peccati e gli errori del passato”. Per il Pontefice “Non dobbiamo lasciarci spaventare dal loro numero, ma piuttosto vederle come persone, guardando i loro volti e ascoltando le loro storie, tentando di rispondere meglio che possiamo alle loro situazioni. Rispondere in un modo che sia sempre umano, giusto e fraterno. Dobbiamo evitare una tentazione oggi comune: scartare chiunque si dimostri problematico”. Intervenendo poi a proposito del fondamentalismo, il Santo Padre, complici anche i crimini e le efferattezze perpretate da parte dell’Isis, mostra soifferenza e preoccupazione per quanto accade nei paesi dominati dal fondamentalismo: “Sappiamo che nessuna religione è immune da forme di inganno individuale o estremismo ideologico. Questo significa che dobbiamo essere particolarmente attenti ad ogni forma di fondamentalismo, tanto religioso come di ogni altro genere. È necessario un delicato equilibrio per combattere la violenza perpetrata nel nome di una religione, di unideologia o di un sistema economico, mentre si salvaguarda allo stesso tempo la libertà religiosa, la libertà intellettuale e le libertà individuali”. A tal proposito il Papa spera in “una risposta di speranza e di guarigione, di pace e di giustizia. Ci è chiesto di fare appello al coraggio e allintelligenza per risolvere le molte crisi economiche e geopolitiche di oggi. Dobbiamo andare avanti insieme, come uno solo”. Inevitabile poi il richiamo alla politica e, soprattutto, alla sua condotta morale; “devessere veramente al servizio della persona umana, ne consegue che non può essere sottomessa al servizio delleconomia e della finanza. Politica è espressione del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme in unità, per poter costruire uniti il più grande bene comune: quello di una comunità che sacrifichi gli interessi particolari per poter condividere, nella giustizia e nella pace, i suoi benefici, i suoi interessi, la sua vita sociale”.
Max T.