L’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci andrà al Louvre di Parigi: perchè? E’ la domanda che si chiedono in tanti ma, per chi ha seguito la vicenda, si tratta di un processo che era avviato e sul quale neppure le controversie legali hanno avuto modo di rappresentare un freno.
Ma da dove nasce questa decisione, questa scelta? Perchè l’opera del grande genio Leonardo dovrà andare a Parigi? Come noto, la decisione è stata presa dai giudici del Veneto per i quali la procedura corretta e le cautele relative all’opera sono adeguate. Ma quale cautele? Per cosa?
Ecco cosa c’è da sapere in relazione agli ultimi eventi che riguardano l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci e la decisione di portarlo a Parigi, al Louvre.
Dunque la grande opera di Leonardo può partire: per la Francia, per l’esattezza, laddove dunque sta per essere esposto al Louvre di Parigi per una ragione ben chiara e nota ai più che si sono interessati alla vicenda.
Dunque per lo “Studio di proporzioni del corpo umano”, meglio noto come “Uomo Vitruviano” di Leonardo il futuro è in Francia.
Aggiornamento ore 4,10
Il Tribunale amministrativo del Veneto ha detto di no e dunque ha respinto il ricorso di Italia Nostra contro l’accordo interministeriale che autorizzava il prestito alla Francia del fragile disegno, custodito in un caveau alle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Come emerso in precedenza, l’ordinanza è stata oggetto di contestazione. E’ stata emessa dalla seconda sezione del Tar veneto, che si è riunita in camera di consiglio, anticipata dopo la sospensiva d’urgenza di una settimana fa.
Stando ai giudici amministrativi il ricorso “non presenta sufficienti elementi di fondatezza” e dunque il Ministero dei Beni culturali non ha compiuto errori in quanto e’ intervenuto “in un momento in cui le attivita’ istruttorie, riguardanti l’individuazione dell’opera oggetto del prestito da parte degli organi competenti, si erano gia’ concluse”.
Come aveva chiarito il ministro Dario Franceschini, dunque, il Mibact aveva preso atto dell’ok del direttore dell’Accademia e quindi aveva stipulato il memorandum con la Francia. “L’Amministrazione – si legge nella nota – ha consentito il prestito sottolineando a supporto della scelta l’eccezionale rilevanza mondiale dell’esposizione, l’aspirazione del Paese a valorizzare al massimo le potenzialità del suo patrimonio, il valore di collaborazione e scambio tra Stati espresso nel Memorandum, oltre che il ritorno di immagine e di riconoscibilità’, anche identitaria, delle Gallerie dell’Accademia di Venezia quale depositario di opere di Leonardo, l’implementazione dei rapporti culturali e museali tra le Gallerie dell’Accademia di Venezia ed il Muse’e du Louvre, nonche’ il vantaggio conseguito in forza del prestito per lo scambio con opere di Raffaello Sanzio destinate a una mostra presso le Scuderie del Quirinale, difficilmente fruibili nel territorio nazionale”.
Aggiornamento ore 7,17
Secondo l’interpretazione dei giudici, il “carattere identitario” della presenza dell’Uomo Vitruviano all’Accademia, che secondo Italia Nostra era di ostacolo alla sua uscita da Venezia “non e’ assoluto, e non esclude tassativamente l’opera dal prestito“.
I giudici considerano poi che “in passato sono state oggetto di prestito all’estero altre opere” tra cui La Tempesta di Giorgione, “Visioni dell’aldila’” di Bosch e il disegno di Michelangelo “La caduta di Fetonte”.
Quanto alle criticità’ legate alla fragilita’ del disegno cinquecentesco, si superano con “precise cautele” già indicate sui movimenti, i giorni di esposizione e l’illuminamento limitato, anche sulla distanza ravvicinata tra le esposizioni al pubblico – ce n’e’ stata una a Venezia dal 17 aprile al 14 luglio scorsi, e quella a Parigi va dal 24 ottobre al 14 dicembre.
Per il ministro Franceschini “ora può partire le grande operazione culturale italo-francese delle due mostre su Leonardo a Parigi e Raffaello a Roma”. Ma Italia Nostra non ci sta e parla di sconfitta per la tutela dei beni, e comunque “considera una vittoria aver sollevato con determinazione e coraggio la questione irrisolta da tanti, troppi anni, dei prestiti e dei viaggi delle opere d’arte di inestimabile valore custoditi nei nostri musei”.
Inoltre, il Mibact conferma altresì che “l’autorizzazione al prestito ha seguito l’iter previsto dalle norme e non c’e’ stata alcuna interferenza politica nei confronti degli uffici tecnici”. Vittorio Sgarbi plaude alla sentenza che “restituisce al Sovrintendente Giulio Manieri Elia e al ministro dei beni culturali Franceschini la responsabilita’ tecnica, giuridica e giurisdizionale di negoziare con il Louvre i prestiti reciproci. Una vittoria per l’Italie e l’Europa”.
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