“Dopo mesi di annunci, rinvii, promesse e impegni in merito all’approvazione del Registro delle Unioni Civili a Roma, negli scorsi giorni abbiamo assistito a uno spettacolo desolante. La promessa di approvarlo entro lo scorso 17 maggio, giornata mondiale contro lomofobia e la transfobia, è stata disattesa con le solite false scuse su altre priorità. Ora l’atteggiamento del Presidente del Consiglio Coratti e del Capogruppo del Partito democratico d’Ausilio lascia intendere l’intenzione di rinviare senza data la discussione: una scelta gravissima e irrispettosa degli impegni assunti meno di un anno fa dalla maggioranza capitolina”. Lo comunica, in una nota, il Circolo omossessuale Mario Mieli. “Siamo di fronte a qualcuno che gioca a nascondino coi nostri diritti. ha dichiarato Andrea Maccarrone, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli Roma avrebbe le carte in regola per diventare un modello da seguire e per lanciare un messaggio forte alla politica nazionale che non riesce a fare segnare passi avanti, ma a quanto pare all’interno del Partito Democratico cittadino ci sono ancora forti resistenze da parte di qualcuno e manca la determinazione a mantenere gli impegni presi in campagna elettorale”- incalza Maccarrone. Il Partito Democratico di Roma ha aderito al Roma Pride che, tra i tanti temi, ha nella sua piattaforma unioni civili, matrimonio e genitorialità. Si tratta di un’adesione vera, come i voti di tanti Municipi nelle scorse settimane sembrano indicare, o soltanto di parole?”
“Quanto al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha ricevuto una forte investitura di consenso e di fiducia che gli consente di provare a cambiare davvero il paese a partire dai diritti civili e umani – prosegue – Questi sono, invece, inspiegabilmente usciti dalla sue priorità! Piuttosto che venire a fare una passerella al Pride, come chiede qualcuno, cominci a fare il suo mestiere e raccolga la sfida della modernità e della democrazia per dare al Paese le leggi laiche di uguaglianza e libertà che aspettiamo da troppo tempo. Non è più tempo di promesse e di strette di mano ma di fatti e di diritti”. “A Roma il 7 giugno – conclude la nota – saremo tante e tanti a urlare ’Adesso fuori i Diritti’. In Campidoglio, a Palazzo Chigi e in Parlamento sappiano che la nostra pazienza è esaurita e non accettiamo più giochi sulla nostra pelle”.