Quando grandi aziende, di altissimo livello, accusano perdite o ribassi, seguono un collaudatissimo e ‘previsto’ sistema di recupero: tagliare. E’ il tragico – per lo chi vive – destino di chi inizialmente gioisce per essere stato assunto in una major, salvo poi rendersi conto che infine è solo una sorta di numeretto, la componente di una zavorra da tagliare all’occorrenza, per far si che la ‘mongolfiera’ possa tornare a volare in alto.
Stavolta ad impugnare le cesoie per procedere alla ‘sfoltita’ è Unicredit che, stilando i piani relativi al 2023 (definito ‘Team 23’), ha realizzato l’urgenza – ha poi annunciato – di operare “risparmi lordi in Europa occidentale” pari 1 a un miliardo (il 12% della base di costo del 2018).
Il ceo: “Stiamo trattando con i sindacati”
Dunque, come nulla fosse via 8mila ‘full time equivalent’ e, da qui al 2023, dismissione di 500 filiali.
E indovinate un po’ su chi peseranno maggiormente questi tagli? Ma sui dipendenti italiani ovvio. Quindi sugli 8mila complessivi programmati, ben 5.500 unità se ne andranno a casa, così come per le filiali: delle 500 da chiudere, 450 si trovano in Italia.
Al momento, pur annunciando quanto scritto, il ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier, ha premesso che sul taglio del personale non ha dichiarazioni da fare, perché “Abbiamo appena iniziato i negoziati con i sindacati. Vogliamo prima discutere con loro. Non diamo dettagli su dove saranno, nel piano precedente abbiamo fatto i tagli in modo socialmente responsabile e continueremo a farlo”.
Il ministro Catalfo: “Urge anticipare le crisi”
Dal canto suo, appresa la notizia, Nunzia Catalfo – ministro del Lavoro – ha subito commentato: “E’ una notizia recente, vedremo di capire cosa sta avvenendo e di intervenire nel caso in cui ci dovessero essere esuberi, speriamo che non ce ne siano. Preferirei evitare di intervenire in emergenza, ma prevenire le crisi con un osservatorio sul mercato di lavoro che inizi a studiare i settori in Italia sui quali si investe e quelli che sono in sofferenza, quindi anticipare le crisi. Questo è il percorso da portare avanti a medio termine. Ovviamente – ha aggiunto ancora il ministro – se ci sono delle crisi immediate, bisogna intervenire per salvaguardare i lavoratori e le imprese”.
Fatti i tagli il capitale si rafforzerà…
Dunque questa è la situazione, in migliaia a casa e, grazie al ‘Team 23’, azienda in grande recupero e nuovi profitti. “Team 23 – ha infatti tenuto a spiegare Jean Pierre Mustie presentando il nuovo piano – è incentrato sulla massimizzazione della creazione di valore per gli stakeholder. Durante l’arco del piano prevediamo di generare 16 miliardi di valore per gli investitori tramite una combinazione di dividendi, riacquisti di azioni e incremento del patrimonio tangibile. In più – prosegue il ceo del gruppo bancario – in seguito alle nostre azioni decise e alla nostra attenzione rigorosa al de-risking e al rafforzamento dello stato patrimoniale, oggi UniCredit ha una solida base di capitale. Sulla base del successo di Transform 2019, contiamo di aumentare la nostra distribuzione di capitale per il 2019 al 40 per cento, il doppio rispetto al target iniziale del piano, compresa la proposta di riacquisto di azioni del 10 per cento”. Infine, aggiungendo che Unicredit continuerà a far leva sulla rete presente in Europa occidentale, centrale e orientale”, il ceo si è congedato dai giornalisti aggiungendo che “la posizione di banca di riferimento per le pmi Europee e l’ampia e crescente base di clienti. Per tutta la durata del piano continueremo a cogliere le opportunità commerciali mantenendo allo stesso tempo uno stretto controllo su rischio, disciplina nell’esecuzione e controllo dei costi”.
Max