Non poteva non essere festeggiata a dovere, la giornata mondiale dedicata all’infanzia, grazie all’Unicef. In 200 mila hanno rischiato di non sopravvivere per rifugiarsi in Europa, e ora sono qui, salvi dai conflitti, ma ancora vittime di tanti soprusi, verbali e non. Molti di loro vivono ancora in paesi pericolosi, ci si chiede dove sia la giustizia in tutto questo mare magnum di problemi e conflitti interni.
I bambini dovrebbero avere tutti le pari opportunità, ma è possibile garantire una cosa simile? I bambini che nascono in famiglie molto povere e disagiate sono più soggette alla mortalità infantile, ma ancora di più, hanno 1/5 delle possibilità di poter ricevere un’istruzione.
E come vivono questa integrazione? Spesso ci lasciamo prendere dall’egoismo e li etichettiamo come stranieri, comportandoci come i padroni invidiosi della propria patria ( anche se poi ammettiamolo, non ce ne curiamo come fosse veramente roba nostra ), li escludiamo dalla società, da ogni tipo di organizzazione, li denigriamo come se non avessero sofferto già abbastanza.
Dovremmo riflettere su chi sono, cosa erano prima, da dove venivano, cosa hanno lasciato nel loro paese, cosa cercano qui, ma soprattutto pensiamo ai bambini, a cosa hanno vissuto e cosa hanno visto i loro occhi innocenti.
Grazie all’Unicef e anche ad altre Onlus queste persone riescono a ricevere alcuni fondi e alcuni aiuti, ma noi possiamo fare quel passo in più, che tanto ci costa, quel passo chiamato integrazione.