La simulazione di un’arma di distruzione di massa, un ordigno esplosivo che 70 anni fa distrusse Hiroshima, il fungo atomico che si trasforma in un albero di pace e speranza: è ’Senzatomica’, la mostra allestita fino al 26 aprile negli spazi del Macro Pelanda Factory a Roma.
Una mostra senzaltro originale che ci avvia verso il processo del disarmo nucleare. Questa rassegna visitata quotidianamente da un migliaio di persone, invita a costruire ai visitatori una consapevolezza sul rischio ancora oggi fortissimo, costituito dagli armamenti nucleari (il cui numero attualmente supera le 16.000 unità, con migliaia di testate, anche sul territorio italiano, allarmante) e sulla possibilità di nuove pacifiche soluzioni che partono dalla propria interiorità.
Mostra itinerante, ’Senzatomica. Il disarmo parte da me’ è promossa dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai in collaborazione tra gli altri con il Pugwash Conferences on Science and World Affairs, Mayors for Peace, Segretariato permanente del Summit mondiale dei Nobel per la Pace, Archivio Disarmo, Unione Scienziati per il Disarmo, Parlamentari per la non proliferazione nucleare e il disarmo ed è correlata alle campagne internazionali di Ican (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) e People’s Decade for Nuclear Abolition. In Italia, la rassegna ha già avuto edizioni in numerose città tra cui Milano, Bologna, Bari, richiamando complessivamente 180.000 visitatori. Lo scopo della mostra è in prima battuta dimostrare che avere ancora paura dello scoppio di una guerra nucleare non dovrebbe essere un sentimento obsoleto, nonostante la bomba atomica, ideata e costruita per distruggere, sia diventata nei decenni addirittura una garanzia di pace, grazie a una fraintesa politica della deterrenza.
“È arrivato il momento che gli stati dotati di armi nucleari giungano a una visione condivisa di un mondo senza armi nucleari e si liberino dal fascino della deterrenza, la convinzione illusoria che la sicurezza possa essere mantenuta con le minacce di reciproca distruzione e con l’equilibrio del terrore”, scrive il filosofo giapponese Daisaku Ikeda, dal 1960 alla guida della Soka Gakkai, sottolineando che gli strumenti per portare a termine il processo di abolizione degli armamenti nucleari esistono, vanno usati e magari crearne di nuovi più efficaci.
La svolta però arriverà solo quando un radicato movimento dopinione sarà in grado di smantellare il modo di pensare che addirittura arriva a lopzione annientamento totale di altri esseri umani considerandola accettabile. Dunque la conquista di una pace interiore è l’unica vera condizione del disarmo.