Una donna si dà fuoco in tribunale a Rimini: salvata

Spesso si sente parlare di beghe e liti familiari e, visti i tempi, per un motivo o un altro, seppur in misura minore, alla fine ne siamo coinvolti un po’ tutti.
Vi sono però casi estremi, situazioni forti dove l’entità della diatriba assume toni esasperati – ed esasperanti – tali da coinvolgere persino gli uomini delle forze dell’ordine o, peggio, addirittura i soccorsi sanitari.
Del resto, recitava un film d Monicelli, ‘parenti serpenti’, e dunque qualche fondo di verità deve pur esserci.

‘Non posso più andare avanti così’

Stamane in Emilia si è consumata l’ennesima tragedia le cui radici attingono dai burrascosi rapporti familiari che determinavano il ‘dialogo’ tra una madre e la propria figlia. Teatro dei fatti Rimini, nello specifico, il Tribunale cittadino dove, intorno alle 10, all’altezza delle Cancellerie civili, una 58enne ha iniziato ad imprecare. Abbandonatasi a un lungo sfogo, la donna originaria dell’Albania avrebbe ripetuto più volte “Sono stanca, in Italia la legge non funziona, basta, non posso più andare avanti così”.
Lo sfogo-denuncia ricalcava in sintesi il motivo della sua presenza nel Tribunale di Rimini: aspettarsi un seguito giudiziario a proposito di  presunte vessazioni subite dalla figlia, per latro più volte denunciate. Ma evidentemente al momento in termini giudiziari era ancora tutto fermo. Così la 58enne ha estratto dalla borsa un accendino con il quale ha ‘appiccato’ la sua giacca.
In pochi secondi l’indumento si è letteralmente acceso mentre, un avvocato che si trovava a passare, ha immediatamente cercato di spegnere le fiamme evitando così il peggio.
Il fatto che la signora abbia tentato di ardersi ’a secco’, cioè senza l’ausilio di sostanze infiammabili, spiega l’imprevedibilità del gesto che, se organizzato in latro modo avrebbe potuto invece indurre al sospetto di qualcosa di calcolato e dunque commesso con propositi ’spettacolari’.
Tuttavia la signora ha comunque riportato delle bruciature, e per questo è stata trasportata in ospedale per le prime medicazioni, ma non sarebbe in pericolo di vita.
Max