La tensione interna al Pd sembra destinata a non avere fine,perlomeno non nellimmediato. La forte spinta di Matteo Renzi verso la riforma elettorale,lormai celebre Italicum, sta creando non pochi problemi anche allinterno dello stesso partito. LItalicum è unsistema elettorale proporzionale mediante il quale il numero di seggi viene assegnato in proporzione alla quantità di voti ricevuti. Per lassegnazione il calcolo è previsto su base nazionale e non tenendo conto dei risultati delle province. In quanto tale ovviamente esso andrebbe ad essere un aiuto soprattutto per i partiti più piccoli. E presente unasoglia di sbarramento secondo la quale possono accedere al Parlamento soltanto il 4,5% dei partiti in coalizione, l3% degli schieramenti non coalizzati e il 12% delle coalizione. Per le minoranze linguistiche delle regioni la soglia di sbarramento è pari al 20%. Il premio di maggioranza è ora stabilito per la lista, e non per la coalizione, che ottiene il 40% delle preferenze alle elezioni, soglia innalzata rispetto al 37% del primo accordo. Tale soglia assegnerà 340 deputati alla lista vincitrice. Se invece nessuno arriva al 40%, scatterebbe unsecondo turno, in modo da assegnare il premio di maggioranza. Al secondo turno accedono i due partiti o coalizioni più votati.La bufera interna al partito democratico nasce proprio in relazione alla caratteristiche del nuovo provvedimento che non sembrano adatte ad alcuni esponenti del partito. Sono innumerevoli gli emendamenti proposti per adeguare lItalicum i più arrivati dalla Finocchiaro e in parte dalla Lega. Nonostante le bocciature interne Renzi sembra determinato a portare a termine quanto intrapreso arrivando anche al voto se necessario ma senza mai mettere in discussione la ferma volontà di arrivare fino alla fine de suo mandato nel 2018 riuscendo cos a portare a termine la serie di riforme in cantiere. “Se la minoranza del Pd vuole andare a votare lo dica. Noi vogliamo continuare e arrivare fino al 2018”, sottolinea il sottosegretario alla presidenza del consiglio Delrio aprendo il dibattito che vede coinvolti i maggiori esponenti,e non solo,del PD. Delrio pensi alla crisi economica e “non minacci i parlamentari” su un materia sulla quale deputati e senatori hanno “diritto e il dovere” di migliorare i testi replica l’ex premier Massimo D’Alema seguito dal bersaniano Alfredo D’Attorre: “Sulle riforme il governo dovrebbe stare ben attento a non porre una questione di fiducia, qui stiamo lavorando con molta serietà e nessuno può permettersi di parlare di giochetti”. Una bufera che continuerà senza trovare una fine per i mesi a seguire e che ,si prospetta,avrà pesanti conseguenze sulla stesura degli emendamenti e sulla stessa ossatura dellitalicum.