Uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Pisa e del Cnr, insieme ad altri dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha fatto nuove scoperte sulla dislessia, un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA). Dalle loro ricerche, è venuto fuori che nel 20% dei dislessici il disturbo è causato dall’alterazione di un gene, il DCDC2, che fa parte di una ristretta famiglia di geni collegati alla dislessia. E, siccome la dislessia viene diagnosticata nel momento in cui in un bambino viene riconosciuto un ritardo nell’apprendimento, ogni forma di intervento viene rallentata.
Gli esperimenti fatti dai ricercatori hanno dimostrato che chi possiede l’alterazione del DCDC2 è cieco al movimento degli stimoli visivi che di solito sono i più visibili nei soggetti normali. Ovviamente sono stimoli che hanno un impatto limitato nella loro vita quotidiana, ma non sempre potrebbe essere così: per esempio, potrebbero non percepire la direzione di un pedone visto da lontano.
La scoperta di questo gene potrà permettere in futuro un’attenta diagnosi della dislessia in età molto più precoce dei cinque o sei anni, in modo che i bambini affetti da questa alterazione possano essere sottoposti a terapie riabilitative efficaci.