(Adnkronos) – Nel 2017 ha segnato il passaggio “dal farmaco a taglia unica alla medicina di precisione per l’asma grave”, ricorda Giorgio Walter Canonica, super esperto di asma e allergologia. Oggi mepolizumab si fa in quattro. L’anticorpo monoclonale di Gsk, dopo l’asma severo, ha dimostrato di essere efficace anche per altre tre patologie legate all’eosinofilia: la rinosinusite cronica con poliposi nasale (Crswnp), la granulomatosi eosinofila con poliangioite (Egpa) e la sindrome ipereosinofila (Hes). E diventa così il primo trattamento approvato per l’Egpa, mentre si propone come una nuova opzione terapeutica per i pazienti con sindrome ipereosinofila senza una causa secondaria ematologica nota, e per i pazienti con rinosinusite cronica con poliposi nasale.
Il farmaco agisce sulla principale proteina responsabile per lo sviluppo, attivazione e sopravvivenza degli eosinofili, l’IL-5. “Impedendo all’Interleuchina-5 (IL-5) di legarsi al suo recettore sulla superficie degli eosinofili, il meccanismo d’azione di questo anticorpo monoclonale risulta di grande importanza, dato il ruolo fondamentale degli eosinofili nell’infiammazione che è alla base delle nuove indicazioni per 4 patologie”, illustra Canonica, responsabile del Centro medicina personalizzata: asma e allergologia, Humanitas University & Research Hospital, oggi durante un incontro a Milano. Gli esperti spiegano che la più significativa delle nuove indicazioni di mepolizumab per l’incidenza della patologia è la rinosinusite cronica con poliposi nasale, malattia infiammatoria cronica del naso e delle vie respiratorie superiori, che si caratterizza per sintomi persistenti e debilitanti quali perdita dell’olfatto, congestione nasale e ridotta qualità del sonno.
“Stime recenti indicano la presenza del quadro clinico nel 2-4% della popolazione italiana”, riferisce Paolo Castelnuovo, ordinario di Otorinolaringoiatria all’università dell’Insubria di Varese e direttore del Dipartimento Orl (Otorinolaringoiatria) dell’azienda ospedaliero-universitaria ospedale di Circolo Fondazione Macchi di Varese. Il principale bisogno medico sono “le frequenti recidive di poliposi nasale dopo l’intervento chirurgico di rimozione”. Si stima che vada incontro a questo problema circa il 40% dei pazienti entro 18 mesi dalla chirurgia. E in oltre l’80% delle recidive di poliposi nasale, evidenziano gli esperti, è riconoscibile il ruolo infiammatorio dell’eosinofilo. La presenza di asma, poi, come comorbidità della poliposi aumenta il grado di severità della malattia, aumentandone l’impatto sulla qualità di vita del paziente.
Secondo gli studi clinici mepolizumab, con l’azione mirata su IL-5, permette di agire direttamente sulle cause molecolari e biologiche delle patologie. E da qui, raccontano i pazienti stessi, è arrivata una svolta per malattie rare come Egpa ed Hes. “La multidisciplinarietà e la diagnosi precoce rappresentano la chiave per l’ottimale gestione del paziente e per favorire una terapia su misura”, osserva Roberto Padoan, specialista in Reumatologia, responsabile del Centro vasculiti nell’Uoc Reumatologia dell’ospedale universitario di Padova. Essendo l’eosinofilia “non solo tipica dell’asma grave, ma comune anche a patologie a volte particolarmente severe e complesse da diagnosticare e trattare come Egpa ed Hes”, in questo scenario “l’eosinofilo diventa quindi una sorta di ‘guida’ per la scelta del trattamento più appropriato”, spiega lo specialista.
I tempi sono cambiati, sottolineano gli esperti. Se un tempo vigeva la legge del ‘one size fits all’ oggi è possibile identificare lo specifico tipo di infiammazione e la sua causa, e puntare sulla medicina di precisione con armi, come queste, mirate a uno specifico meccanismo. “Noi dobbiamo curare il paziente, non la malattia”, sottolinea Canonica per evidenziare la necessità di strategie ‘su misura’. “Il corretto inquadramento di una patologia eosinofila – specifica Claudio Micheletto, direttore dell’Unità operativa complessa di Pneumologia nell’Azienda ospedaliera integrata di Verona – permette di trattare con un farmaco specifico come mepolizumab l’infiammazione, evitando l’uso eccessivo di corticosteroidi orali e di terapie sistemiche aspecifiche, che presentano due importanti limiti di fondo, cioè non mirare alla causa dell’infiammazione e avere pesanti effetti collaterali”.
Come si è arrivati a un’arma di precisione ma per quattro? Da un ‘errore di successo’. Racconta Canonica che “il primo studio su mepolizumab era su pazienti con un asma non ben definito”. Qualche anno dopo “la valutazione si è fatta con pazienti che prendevano lo steroide inalatorio”. La conclusione è stata che “il farmaco non aggiungeva nulla di significativo” nei pazienti esaminati. “Poi si è andati a studiare i pazienti con asma che avevano eosinofilia persistente delle vie aeree”, come era stato fatto prima su pazienti con dermatite eosinofila. “E si è visto che funzionava”, comprendendo la ‘chiave’ di quella che, con studi successivi, si è rivelata una terapia di precisione ‘multipla’. “Una ricerca agnostica sull’eosinofilia – approfondisce Elisabetta Campagnoli, Specialty Medical Head Gsk – ha permesso di trovare una soluzione comune a 4 malattie molto differenti tra loro per epidemiologia e impatto sulla vita delle persone. Siamo partiti dallo studio dell’asma grave e dalla ricerca di soluzioni che permettessero di controllare la patologia ed evitare le ospedalizzazioni, arrivando all’unica terapia di precisione disponibile anche per Crswnp, Egpa e Hes. Traguardo riconosciuto anche dall’Agenzia italiana del farmaco Aifa, che ha attribuito a mepolizumab lo status di innovatività per Egpa ed Hes”.