UN DOSSIER DELLA LAV RIVELA CHE IL RANDAGISMO IN ITALIA HA COSTI ELEVATISSIMI: SOLO NEL 2015 SONO STATI SPESI BEN 118 MILIONI DI EURO

Nel nuovo dossier ‘Randagismo 2016. Cosa è cambiato negli ultimi 10 anni’ stilato dalla Lav, si evince che il randagismo costa milioni di euro l’anno. Nello specifico, il prezzo pagato (per difetto e, oltretutto, calcolato  sulla base di quelle amministrazioni che hanno fornito dati nello specifico) per la cura dei cani presenti nei canili italiani nel 2015 ha sfiorato i 118 milioni di euro. Considerato poi che è di circa sette anni il tempo medio della permanenza in canile di un cane in assenza di adozione, moltiplicando quindi per sette i 118 milioni di euro, ecco che il costo supera gli 825 milioni di euro. Ma dalla Lav, con un -22,40% dei cani censiti nei canili dal 2006 al 2015, assicurano che il fenomeno è in calo. Tuttavia permane una forte differenza tra Nord e Centro-Sud,  dove il numero dei cani nei canili è ancora molto alto e dove a questo numero si somma quello degli animali vaganti sul territorio, la cui riproduzione è spesso incontrollata. Di contro aumentano però i canili sanitari e quelli rifugio (si passa dalle 959 strutture del 2006 alle 983 del 2015); mentre purtroppo è in calo il numero delle adozioni che segnano un -1,3% nel corso dell’ultimo anno, passando dai 33.202 cani adottati nel 2014 a 32.764 cani nel 2015. L’ultimo censimento relativo ai cani randagi, era stato effettuato nel 2012 dal ministero della Salute, e ne stimava tra i 500mila e i 700mila nel Paese. In occasione di un confronto interregionale sul randagismo organizzato dalla Regione Lombardia, sono stati diffusi dati più recenti secondo i quali in Italia i cani detenuti nei canili nel 2015 erano 131.302 (13.064 in quelli sanitari e 118.238 in quelli rifugio). Ma fatta eccezione per questi numeri, e per quelli relativi ai cani iscritti nell’anagrafe degli animali d’affezione, agli ingressi nei canili sanitari, alla sterilizzazione delle colonie feline, non esistono ulteriori dati ufficiali resi pubblici. “Un ritardo inspiegabile – spiegano dalla Lav – se si vogliono mettere davvero in atto politiche e strategie efficaci per contrastare un fenomeno che costa gravissime sofferenze agli animali e rappresenta un ingente costo per la collettività”. Sono invece pressoché assenti i cosiddetti ‘gattili’: solo 79 strutture su tutto il territorio nazionale. Per quel che riguarda invece le colonie feline, i dati sono scarsi ed incompleti. Tuttavia si distingue la Lombardia, con 11.595 colonie nel 2015. Seguono Veneto (7.682), Marche (6.072) e Toscana (5.341). Come spiega Ilaria Innocenti, curatrice del dossier e responsabile Lav area Animali Familiari: “Abbiamo chiesto a Regioni e Province Autonome quanti cani fossero presenti nei canili, quante strutture di accoglienza per cani e gatti fossero presenti sul loro territorio, il numero delle colonie feline, quello delle sterilizzazioni effettuate e quello delle adozioni. Tutte le amministrazioni contattate hanno risposto, a eccezione di Calabria, Emilia Romagna e Sicilia – aggiunge ancora la Innocenti – se pur fornendo dati non sempre completi e aggiornati, ma in ogni caso utili a dare un quadro, benché sottostimato, della situazione”.

M.