Allinterno del ’Documento di riflessione su come rendere più profonda l’Unione economica e monetaria’, presentato oggi, risalta una proposta avanzate dalla Commissione Europea, e dedicata ad una “fase ulteriore” dell’approfondimento dell’Unione economica e monetaria, tra il 2020 e il 2025: listituzione di una sorta di ministero del tesoro europeo con a capo “un ministro delle Finanze dell’Ue” che, al tempo stesso coprirebbe anche il ruolo di presidente dell’Eurogruppo e dell’Ecofin (e dunque anche interno alla Commissione Europea). Unipotesi suggestiva che viene motivata dal fatto che la Commissione “già oggi svolge compiti di sorveglianza centralizzata sull’economia e sui bilanci. Dunque, si potrebbe prevedere che, in uno stadio ulteriore dell’approfondimento dell’Unione economica e monetaria, diverse competenze e funzioni vengano raggruppate sotto un unico ombrello. La sorveglianza illustra ancora la proposta – economica e sui bilanci pubblici dell’area euro e dei suoi Stati membri potrebbe essere affidata ad unTesoro dell’Eurozona, con il supporto dello European Fiscal Board, occupandosi anche del coordinamento dell’emissione di possibili asset sicuri europei” e della “gestione delle funzioni di stabilizzazione macroeconomica”. In questo caso un Tesoro Ue “avrebbe il compito di preparare decisioni e di eseguirle al livello dell’Eurozona. Per assicurare un corretto equilibrio di poteri, le funzioni decisionali sarebbero in capo all’Eurogruppo. Con più decisioni prese a livello dell’Eurozona, sarà anche essenziale assicurare un maggiore controllo parlamentare degli strumenti e delle politiche comuni in campo economico, finanziario e fiscale. I membri dell’Eurogruppo, come i ministri delle Finanze nei loro Stati membri, rimangono sotto il controllo dei Parlamenti nazionali”. Un dicastero che dunque “riunirebbe competenze e servizi esistenti che sono oggi sparsi tra differenti istituzioni ed organismi, incluso l’Esm dopo la sua integrazione nel quadro giuridico Ue.Potrebbe essere messo sotto la responsabilità di un ministro delle Finanze Ue, che sarebbe anche presidente dell’Eurogruppo e dell’Ecofin”. Un altro passaggio interno al documento, composto da circa 40 cartelle, illustra che “nel lungo termine, vista la dimensione relativa crescente dell’Eurozona all’interno dell’Ue, l’Eurogruppo potrebbe alla fine diventare una configurazione del Consiglio, cosa che oggi non è. In più, le funzioni di presidente permanente dell’Eurogruppo e del membro della Commissione incaricato dell’Unione economica e monetaria potrebbero essere fuse”, ridisegnando le eque distanze tra i poteri che si interpongono tra la Commissione e lEurogruppo. Un controllo democratico, assicura la Commissione che significherebbe “completare l’Unione economica e monetaria, e maggiore ’accountability’ democratica e una maggiore trasparenza su chi decide e quando, ad ogni livello. Attualmente, “i trattati Ue non danno molti dettagli sul controllo democratico sulle questioni che riguardano l’area euro”. Quindi, la Commissione “ha sviluppato un dialogo molto efficace con il Parlamento Europeo su queste materie, incluse quelle connesse al semestre europeo e al patto di stabilità. Come miglioramento immediato, queste pratiche potrebbero essere formalizzate dalle due istituzioni prima della fine del 2018. Tali accordi potrebbero essere estesi ad alte istituzioni e potrebbero tradursi in un accordo sull’accountability democratica dell’Eurozona”, ovviamente sancire entro il giugno 2019, quando si terranno le prossime elezioni europee. In seguito, questo accordo potrebbe essere integrato nei trattati Ue. La Commissione Europea “rifletterà ulteriormente sulle diverse opzioni per avere un asset sicuro per l’Eurozona” paragonabile ai Treasuries americani, “per incoraggiare una discussione sul possibile ’disegno’ di un asset simile”. L’esecutivo sottolinea che l’argomento della “mutualizzazione del debito” è “molto dibattuto, anche alla luce delle preoccupazioni per l’indebolimento dell’incentivo ad avere politiche di bilancio nazionali solide” che un Eurobond comporterebbe. Inoltre, spiega ancora la proposta, una strategia europea per ridurre i crediti deteriorati “potrebbe aiutare ad affrontare una delle eredità più dannose della crisi e sostenere azioni nazionali nei Paesi coinvolti. Se non affrontati, i crediti deteriorati continueranno a pesare sulla performance del settore bancario dell’area euro e rimarranno una fonte potenziale di fragilità finanziaria”. E per rendere operativa l’Unione bancaria sono ancora “in sospeso” due elementi, “che permetterebbero di fare progressi sulla condivisione dei rischi: un ’backstop’ comune per il Fondo Unico di Risoluzione e uno Schema europeo di assicurazioni sui depositi. Entrambi dovrebbero essere ora concordati il prima possibile, idealmente entro il 2019, nell’ottica di averli pienamente operativi entro il 2025. Mentre si è registrata una crescita significativa nei primi anni di esistenza dell’area euro precisa ancora la Commissione – gli Stati membri hanno visto declini significativi negli standard di vita durante la crisi. Per esempio, mentre la crescita in Germania ha segnato un andamento robusto da allora, il Pil dell’Italia resta ai livelli pre-crisi. Non tutte le economie dell’area euro si sono riprese nella stessa misura”. In definitiva, osserva la Commissione, “il legame tra le riforme e il bilancio Ue potrebbe essere rafforzato, per spingere la convergenza. Ciò potrebbe avvenire o tramite un fondo dedicato a fornire incentivi agli Stati membri per realizzare riforme, oppure rendendo l’esborso dei fondi strutturali e di investimento, o di parte di essi, condizionato ai progressi nell’implementare riforme concrete mirate a promuovere la convergenza”.
M.